Emanuela Ronzitti
Questi sono i tetti di Roma, un proliferare incontrollato di antenne e parabole che spuntano dalla vetta di ogni palazzo offuscando le bellezze architettoniche dellUrbe in barba, almeno finora, allinconcludenza dei regolamenti dellamministrazione cittadina.
Un primo tentativo per spazzare via dai tetti della Capitale la selva di antenne condominiali e di mettere un freno alla loro installazione incondizionata arriva dal ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi che attraverso un decreto ministeriale ad hoc - che non garantisce però un obbligo - ha gettato le prime basi per tamponare la deregulation in materia. La decisione di predisporre una serie di regole tecniche, una sorta di bon ton contro linvasione delle antenne radiotelevisive che vede proprio Roma in testa alla lista nera, arriva dalla necessità di contenere e ridurre il fenomeno antiestetico e antieconomico della «selva delle antenne». Unesigenza in crescita dopo lavvento del digitale terreste che farà aumentare il numero delle presenze di mini ripetitori. La mission del progetto ministeriale ha come obiettivo quello di giungere nel corso degli anni allinstallazione di ununica antenna radiotelevisiva tradizionale e di ununica parabola per ogni singolo palazzo senza alcun deficit del servizio, ma al contrario migliorerà di molto non solo la ricezione globale ma anche la qualità del servizio, della sicurezza elettrica e degli impianti. Oltre questo, si otterrà anche una riduzione notevole dei costi di gestione e manutenzione. E tutto per «liberare i nostri paesaggi italiani».
«Non possiamo chiedere di smantellare le antenne per decreto ministeriale - ha spiegato il ministro Landolfi facendo appello alla sensibilità dei cittadini - perché il principio della libertà di antenna non si può derogare, ma questo decreto è il primo che fissa norme tecniche e riguarda i nuovi condomini e i vecchi da ristrutturare». In realtà la proposta originaria prevedeva un incentivo economico per invogliare i condomini a ristrutturare limpianto antennistico - una rottamazione delle antenne - che però non ha trovato spazio nella Finanziaria. La richiesta del ministro Landolfi al governo prevedeva per il 2006 «un fondo di 100 milioni di euro per agevolazioni fiscali quando sono rivolte alla ristrutturazione di abitazioni private, canali per il passaggio dei cavi del segnale radiovisivo». Un principio fondato «sulla libertà dantenna» che «non discrimina né i condomini né le emittenti».
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