Troppe macchie resistono al candeggio

A ndiamo persino sulla portaerei Garibaldi, noi dello sporco Giro, a sparare cannonate. Siamo gente così, che non si lascia mancare nulla: tutti i giorni la dose quotidiana di bombe chimiche. Le ultime, nell'ordine. Fuori uno: trenta ciclisti spagnoli coinvolti nell'apocalittica Operation Puerto aprono le bancarelle al mercato del pesce e promettono di confessare, però solo in cambio di una squalifica ridotta della metà (un anno). Gente sincera, mossa da profondo senso etico. È un piacere trattare con una simile controparte, si può certissimamente costruire un mondo migliore.
Fuori due: il colosso tedesco T-Mobile, dopo aver liquidato Ullrich con prove certe, non ha esitato a sospendere il popolare ukraino Gontchar, una mezza dozzina di podii anche al Giro, pescato da controlli interni al club con i valori del sangue quanto meno bizzarri. Alla sua età, con la fine del mondo alla porta, si fa ancora trovare con il sangue sballato. Geniale e tempista. Comunque sempre grazie ai tedeschi, che lo levano dalla circolazione e liberano il Giro di una presenza ingombrante. Nessuno ne sentirà la mancanza.
Fuori tre: c'è diversa gente, qui in Giro, che siederà sulla sella stringendo un po' di più, dopo le indiscrezioni che vogliono il preparatore toscano Luigi Cecchini nel mirino delle inchieste, per i suoi legami col popolare ginecologo maschile Eufemiano Fuentes. Niente: si dà il caso che Cecchini sia una delle personalità più eminenti, e con l'agenda più affollata di illustri clienti, del magico pianeta pedivella. Se la cosa va avanti, in arrivo altri fuochi d'artificio.
Fuori quattro: nonostante la sbandierata opera di ramazza dell'organizzazione, che avrebbe convinto le squadre a lasciare nei propri armadi gli scheletri di casa, è regolarmente al via Eddy Mazzoleni, fidanzato di Elisa Basso, la fascinosa sorella di, con la quale divide una lunga storia d'amore, ma soprattutto una pesante inchiesta della Procura di Bergamo. Il reato ipotizzato non è eccesso di velocità, né abuso edilizio. Indovinato, è il solito. Perché gli altri indesiderati a casa, anche se colpiti solo da voci, e Mazzoleni qui? Vai a sapere. Certe macchie resistono anche al candeggio di questo strano Giro centrifugato. Ma non è una cosa seria.
Ci siamo capiti: mentre la luce accecante di Sardegna suscita i più malinconici rimpianti per un via giocoso, garrulo, lieve, come usava tanto tempo fa, la sensazione è di clima plumbeo e intossicato. Perché allora credere ancora nel Giro, perché allora piazzarsi di nuovo davanti alla televisione, tutti i pomeriggi, nelle case, negli uffici, nei bar, negli ospedali, nelle caserme, sulle spiagge e sui monti d'Italia? Personalmente non so dare una risposta convincente. Temo non ci sia. Posso però dire che l'incantesimo è maledettamente strano: basterà che Petacchi ricominci a vincere una volata, che Cunego ritrovi uno scatto da Piccolo Principe, o che i pupi del gruppo - questa volta si chiamano Riccò e Nibali - alzino la testa, perché noi tutti quanti si ricominci da capo. Non c'è un motivo logico perché sia così: ma sarà così.

Forse è tutto scritto nel nostro istinto di sopravvivenza. Tanti naufraghi sono arrivati quasi spacciati su un'isola, inventandosi poi un modo incredibile per salvarsi. Quest'oggi il Giro approda stremato sul bagnasciuga di Caprera. Vediamo cosa s'inventa per sopravvivere.

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