Roma Esperto squalo del mercato immobiliare monegasco o intermediario imberbe in cerca di «dritte» d’ogni genere? Inquilino per «premio» o per regolare contratto d’affitto? E contratto, nel caso, ottenuto come, e perché? Tra i misteri dell’affaire monegasco quello della parte giocata prima e dopo la compravendita da Giancarlo Tulliani, «cognato» del presidente della Camera, Gianfranco Fini, non è certo secondario.
Un ruolo da protagonista che il giovane Tulliani si è ritrovato addosso subito. Perché è lui che vive in quella casa, lasciata in eredità da Anna Maria Colleoni ad An per la «buona battaglia», e poi (s)venduta nel 2008 dal partito per 300mila euro a una finanziaria off-shore. Ma che Giancarlo non fosse un «semplice inquilino» si è capito da subito, e non solo per il suo cognome.
Stefano Garzelli, il titolare dell’impresa che ha curato la ristrutturazione dell’appartamento per conto della proprietaria, «Timara ltd», racconta per esempio che Tulliani era sempre sul cantiere, seguiva i lavori e dava indicazioni su come eseguirli. Tanto da ipotizzare che ci fosse «un legame» tra Giancarlo e la società off-shore proprietaria. Poi arriva proprio il «cognato» eccellente, Fini, a cucire addosso al giovin Tulliani un abito da intermediatore immobiliare. «Mi disse - mette nero su bianco il presidente della Camera nei suoi otto “chiarimenti” - che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l’appartamento».
Tulliani, dunque, dovrebbe conoscere la Printemps, società caraibica che compra da An, se è vero che fu lui a segnalare a Fini quella proposta d’acquisto. E dovrebbe conoscere la Timara, gemella della Printemps, se quest’ultima o chi si cela dietro di lei gli ha concesso, in virtù di un contratto di affitto o di quel che sia, di abitare nell’appartamento.
Eppure ieri sul Corriere della Sera filtravano «indiscrezioni» su quanto Giancarlo avrebbe detto agli amici. Addirittura un virgolettato, non smentito finora: «Io non ho mai avuto alcun ruolo in quelle società, né ufficiale né tantomeno occulto». Qualcosa non torna. Come mai, allora, Tulliani abita lì? E come mai fu lui a far concludere quello splendido affare ad An (300mila euro per un appartamento a due passi dal Casinò)? Potrebbe spiegarlo.
Magari si vestì da mediatore solo grazie alle sue relazioni e conoscenze del mercato immobiliare monegasco, quelle che Fini gli riconosce. Ma, anche in questo caso, qualcosa non torna.
Stando a quanto ha detto al Giornale l’ambasciatore italiano a Montecarlo Franco Mistretta (che ha ribadito il concetto il giorno dopo ai microfoni di Radio24), Tulliani non gli sembrò proprio il prototipo dello scafato intermediatore specializzato nel real estate. Disse, piuttosto, di essere interessato a buttarcisi, in quel business. Che è cosa diversa. E infatti Tulliani, quando si trovò a dover fare ristrutturare l’appartamento (su incarico di chi - se non aveva rapporti con la Timara - e a che titolo - se non è lui il proprietario - non è dato sapere) tornò di corsa dall’ambasciatore a chiedere una lista di imprese di costruzioni. Non proprio un atteggiamento classico da profondo conoscitore del mercato immobiliare locale. Ma tant’è.
Le contraddizioni continue, le incongruenze, le domande senza risposta non hanno impedito al fratellino di Elisabetta, in un modo o nell’altro, di trasferirsi proprio al 14 di boulevard Princesse Charlotte a Montecarlo. Stando a quanto dice Fini, lo avrebbe fatto sotto il naso del presidente della Camera, e all’insaputa di quest’ultimo. Che infatti manifestò «sorpresa e disappunto» con la compagna, quando venne a saperlo.
Un dettaglio, anche questo, che non sembra però troppo compatibile con altre «indiscrezioni» targate Corsera, anche queste mai smentite. Voci secondo le quali il 34enne imprenditore avrebbe fatto sapere alle persone a lui vicine che aver avuto la disponibilità di quella casa sarebbe, appunto, un «premio» per la sua intermediazione. Se il «premio» è di An, è difficile pensare che Fini ne fosse all’oscuro.
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