Troppi ambulanti in centro, così si rovina la città

Bergamo città dei “mille” mercatini. Ormai non c’è fine settimana senza bancarelle in centro, proprio lungo il Sentierone, un tempo definito il salotto buono dei bergamaschi. Oggi più che un soggiorno, sembra un magazzino a cielo aperto. L’allestimento oscura persino lo storico teatro Donizetti, monumento all’arte e alla cultura; la facciata si intravede tra un bancone e l’altro. In bella mostra odorosi formaggi e salumi che ingolosiscono alcuni e nauseano altri. La brutta abitudine alle sagre è partita con la precedente amministrazione di centrosinistra e l’attuale di centrodestra pare averla adottata senza ripensamenti. Eppure, a parte qualche buona iniziativa come “campagna amica” della Coldiretti, volta a promuovere il prodotto nostrano e a rivitalizzare l’attività agricola del territorio orobico, i mercatini che di volta in volta si alternano nel cuore di Bergamo sono l’inno all’ingrasso, al colesterolo e al cattivo gusto. Non esiste una scelta stilistica, una selezione garbata. Accanto a calze e mutande, salsicce e provoloni, alle stoviglie, i cosmetici. Una cosa è però certa, un salumiere in bottega è costretto ad attenersi rigorosamente alle norme igienico sanitarie pena la chiusura dell’attività, mentre l’ambulante lascia sul tavolo per ore, all’aria (anzi smog), cibi deperibili. C’è poi chi vende liberamente coltelli e utensili con lunghe lame affilate. Insomma, la sagra di turno porterà anche gente, ma se tanto si sta facendo per promuovere il turismo a Bergamo, lo scenario che il viandante si ritrova al suo arrivo è quello di una città dei balocchi. Il sindaco Franco Tentorio ammette che si è un po’ esagerato, ma la giunta è divisa fra chi ritiene le bancarelle socialmente ed economicamente utili e chi ne farebbe volentieri a meno. Alla gente piace l’atmosfera del mercato? E allora animiamo i quartieri periferici, lasciando libero il centro per altre iniziative come la fiera del libro o la rassegna antiquaria. Non si toccano le ricorrenze programmate: dalla festa di Sant’Alessandro patrono di Bergamo a quella di Santa Lucia cara ai più piccoli, ma le altre dieci iniziative in programma durante l’anno trasferiamole altrove, nelle zone di norma meno vissute dai bergamaschi. Ho fatto un rapido calcolo: in un anno il centro città ospita qualcosa come mille ambulanti. Qualche modifica l’amministrazione comunale l’ha però portata. È stato deciso l’aumento delle tariffe per l’occupazione del suolo pubblico, differenziando le zone centrali da quelle rionali. Se fino a ieri centocinquanta bancarelle per tre giorni pagavano cinquemila euro (33 euro a testa) oggi ne devono sborsare diciottomila (120 euro a testa). Non solo, Palafrizzoni si è impegnato a realizzare delle casette in legno, uguali per tutti gli ambulanti, per rendere uniforme la distesa merceologica. E ancora l’aspetto igienico.

Il primo cittadino ha promesso di incentivare controlli della polizia e dell’Asl soprattutto per chi vende alimenti. Buoni propositi certo, ma che significano soltanto una cosa: non ci libereremo mai dei mercatini in centro città. Alla faccia del decoro e della dieta.

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