Troppi assenti, la maggioranza finisce per due volte ko

RomaPer due volte la maggioranza viene battuta in Senato, ramo del parlamento in cui è più forte, e l’impianto del disegno di legge anticorruzione è ora parzialmente da riscrivere. L’articolo 1 dovrà essere riesaminato dalla commissione Giustizia. Gli altri 12 articoli rimarranno in discussione nell’assemblea. Una doccia gelida a poche ore dal vertice convocato da Berlusconi per l’ora di pranzo a palazzo Grazioli, e provocata anche da uno scarso impegno di molti parlamentari del Pdl. Nelle fila del primo partito di maggioranza si sono contate ieri mattina ben 29 assenze, tra le quali molte nei vertici di governo (ministri, come Calderoli e Sacconi, e sottosegretari). E così ecco fatta la frittata: con 133 no, 129 sì e 5 astenuti non passa l’emendamento del senatore Pdl Lucio Malan, che sostituiva interamente l’articolo 1 del ddl. La proposta prevedeva l’istituzione di un comitato di coordinamento anticorruzione presieduto dal presidente del Consiglio.
Un’idea compattamente rifiutata dall’opposizione e dal terzo polo. La battaglia in aula è anzi portata avanti tutta nel segno dell’antiberlusconismo: «A quando Riina ministro dell’Interno?», la provocazione dell’Idv Luigi Li Gotti. Anche nella Lega si sono contate 6 assenze. Risultato: maggioranza giù, seduta sospesa. I lavori riprendono e di nuovo la batosta: con 129 sì, 131 no e quattro astenuti, un emendamento della senatrice del Pdl Ada Spadoni Urbani sulla rotazione dei dirigenti non è approvato. L’assemblea è sciolta ancora. La presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro chiede che il governo «prenda atto» e «si dimetta».
Prima dello stop, c’era stato un altro emendamento su cui la maggioranza aveva sofferto. Una proposta bipartisan questa volta, che prevede che tutti «coloro che occupano cariche pubbliche» si impegnino a giurare fedeltà alla Costituzione. La Lega dà voto negativo. Le polemiche infuriano. Anche Gianfranco Fini si inserisce: il Carroccio «non mi meraviglia», critica, dato che si muove «per ragioni esclusivamente propagandistiche».
La maggioranza è intenzionata ad «andare avanti», dice il capogruppo Maurizio Gasparri. E il vice Quagliariello spiega che la doppia defaillance è stata «un banale incidente d’aula dovuto all’assenza di alcuni senatori che si erano allontanati dopo un’interruzione e che non sono rientrati in tempo». La nuova soluzione è illustrata alla ripresa dei lavori dal sottosegretario alla Pubblica amministrazione Andrea Augello: il coordinamento anticorruzione sarà costituito da alti funzionari dello Stato. Il comitato «si servirebbe delle strutture della presidenza del Consiglio». Il presidente del Senato Renato Schifani avvia la mediazione e ribadisce che i lavori dovranno procedere: «Dobbiamo dare una risposta al Paese».

Ci sono «fibrillazioni preoccupanti, certamente - valuta senza pessimismo il ministro Renato Brunetta - ma comprensibili» dopo il voto delle amministrative. Alle sei del pomeriggio la conferenza dei capigruppo decide: l’articolo 1 è da riscrivere in commissione.

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