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Troppi costi, niente aumenti per i bancari

L'Abi e Alessandro Profumo torneranno al tavolo con i sindacati mercoledì prossimo ma l'orientamento che si respira tra i vertici delle banche italiane è netto: il costo del lavoro è già oggi al limite della sostenibilità e quindi non si può andare oltre. Persino il recupero dell'inflazione, reclamato dalle parti sociali, appare difficoltoso se non ci sarà una forma di compensazione che riporti in equilibrio la bilancia: oggi il lavoro rappresenta circa il 65% dei costi complessivi dell'industria del credito, cui si aggiungono l'immobiliare e i sistemi informatici.

In sostanza, le banche continuano a spingere perché i sindacati scelgano tra un aumento in denaro e la piena salvaguardia dell'occupazione: gli addetti sono circa 300mila e percepiscono una retribuzione media lorda prossima a 55mila euro, ma il costo complessivo supera i 70mila euro considerano le voci accessorie.

I sindacati rispondono minacciando la mobilitazione generale, ricordanando i 30mila addetti circa già prepensionati grazie al Fondo esuberi (il principale ammortizzatore sociale del settore). Mettono le banche sulla graticola per le sofferenze (esplose a 170 miliardi) e i consistenti stipendi percepiti dai loro vertici.

Parte dell'attuale durezza è come sempre figlia delle rispettive tattiche negoziali. Ma lo spazio di manovra, da quanto emerge dallo studio che Prometeia ha presentato ad Abi e sindacati, è quantomai angusto: la redditività del settore è ai minimi storici e in caduta libera rispetto ai concorrenti europei: -12,1% il Roe nel 2013 dopo le perdite accumulate nell'ultimo triennio. A questo si aggiunge l'incognita degli stress test e la necessità di ripensare gli sportelli, riducendone il numero (in Italia sono 32mila) per l'affermazione della multicanalità. Alcuni banchieri non nascondono peraltro che sul medio-lungo periodo potrebbe essere necessario ripensare la stessa idea di filiali «hub» e «satellite». Perché probabilmente famiglie e imprese si recheranno al banco quasi solo per i servizi a valore aggiunto, mentre per il resto dominerà il web.

Insomma, la vita dei bancari cambierà e il contratto di lavoro in discussione sarà lo stampo da cui usciranno i modelli di banche del futuro.

Vista l'incertezza della situazione, un punto di incontro tra Abi e sindacati potrebbe essere utilizzare la tregua armata raggiunta da qui a febbraio, per accordarsi su un rinnovo parziale del contratto, rimandando di tre anni il «grande salto». Quando il quadro sarà più chiaro e più facile stimare i ritorni della stessa idea di introdurre «nuovi mestieri» in filiale (dalla vendita dei biglietti aerei o teatrali alla consulenza fiscale) con i relativi costi.

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