Politica

«Troppi guardano al dito noi alla luna dei problemi»

Roma«Ci risiamo, si continua a non voler capire la questione».
Si spieghi, ministro Calderoli.
«È scorretto travisare le parole di Umberto Bossi, estrapolando alcune frasi dal contesto e perdendo di vista il messaggio».
Cioè?
«Si guarda il dito e non la luna».
Inno, dialetto, bandiere regionali. Solo montature dei giornalisti?
«I sondaggi rilevano che la fiducia degli italiani verso le istituzioni è in profondo calo. Ebbene, l’inno diventa il simbolo di questa disaffezione. Quindi, se si crede nell’unità del Paese, andiamo ad affrontare i problemi reali. E così avremo luna piena, invece di un quarto di luna. Sempre che non arrivi l’eclissi... ».
È il rischio che si avverte al Nord?
«Non è detto. Anzi, vedo grande intolleranza al Sud, dove c’è una pentola con il coperchio che rischia di scoppiare. La crisi, infatti, potrebbe far sì che non ci si riesca più ad arrangiare. Dobbiamo fornire quindi soluzioni, portando avanti le riforme che la gente chiede».
Prima di parlare della luna, occupiamoci del dito, cioè dell’elogio del Senatùr al «Va’ pensiero».
«Non è eversivo se uno dice di apprezzare una cosa rispetto a un’altra. Mi preoccuperei di più del fatto che i nostri rappresentati all’estero, vedi i calciatori (nel tondo), non conoscono e non cantano l’inno».
Battaglie d’agosto: il dialetto nelle scuole e le bandiere regionali.
«Premessa: noi della Lega non siamo tipi da spiaggia e ad agosto lavoriamo, diversamente da altri».
Svolgimento.
«La questione delle bandiere è indice di scarsa o eccessiva professionalità della stampa, quindi di superficialità o di ricerca di polemica a tutti i costi. Quasi a voler dire: non siamo riusciti a far cadere Berlusconi con il gossip e la storia delle veline, adesso tentiamo di insidiare, in maniera strisciante, la salda intesa tra Berlusconi e Bossi. Nessuno ha detto infatti di voler sostituire il Tricolore e la nostra proposta, che prende spunto dall’articolo 114 della Costituzione, è stata presentata nel luglio del 2008. Un anno dopo, esplode il caso. Strano, come l’emendamento sull’esame di dialetto per i professori».
Non ci sarà?
«Anch’io sono saltato dalla sedia quando ho visto le agenzie. In realtà, bastava leggere il testo per capire che non era vero. Nello specifico, credo sia giusto che a scuola si studi il dialetto, ma non è che ci sarà una prova ad hoc per chi si occupa di matematica o latino. Altra questione è l’esame sulla conoscenza del territorio, che ha lo scopo di riequilibrare il vantaggio di chi si laurea al Sud facilmente con 110 e lode».
Guardiamo adesso la luna.
«Stiamo lavorando sulle buste paga territorializzate, che non c’entrano assolutamente nulla con le gabbie salariali. Lo scopo è dare una risposta alla crisi e uno slancio all’occupazione, attraverso un’azione corale della maggioranza, che raccoglierà i suoi primi frutti già a fine agosto. Daremo quindi una risposta complessiva, in modo da avere un bilanciamento del sistema Paese».
Cosa cambierà al Sud?
«Via libera al Piano d’intervento, con i caveat indicati da Tremonti, seguendo l’esempio dei fondi Fas alla Sicilia. Impulso alle infrastrutture e fiscalità di vantaggio, con la detassazione del reddito per le nuove imprese che investono. Si rinuncia così all’Ires, ma si recuperano l’Iva e i contributi di chi oggi lavora in nero».
E al Nord?
«La fiscalità di vantaggio verrebbe applicata in busta paga, riducendo il prelievo Irpef. Dovremmo quindi aumentare - di quanto si vedrà - la soglia della no tax area, in modo da adeguare lo stipendio al costo della vita».
Regionali. È già lotta Lega-Pdl per Lombardia e Veneto?
«Le solite dietrologie del cavolo. Sistemeranno tutto Berlusconi e Bossi, i due leader di partito. Come avvenuto con successo per le Amministrative».
Formigoni scommetterebbe un milione sulla sua ricandidatura.
«Può farlo, un centesimo o un milione non cambia, come potrei farlo io per altri versi. Con tutto il rispetto per lui, che apprezzo, la questione rientra in un discorso complessivo di maggioranza».
Aprire o no le porte all’Udc?
«Alle politiche vi è stata la decisione personalizzata del “no”, sostenuta dal premier molto più di noi. È stata una scelta coraggiosa, che ci ha consentito di governare e fare tantissimo in poco più di un anno. Quindi, onore al merito».
Nessun ripensamento?
«Guardi, anche se con l’Udc, forse, potremmo vincere in Emilia e Toscana, non credo che il gioco valga la candela.

Saremmo poi ovunque sotto ricatto».

Commenti