Troppi minorenni criminali: «Vanno puniti come gli adulti»

La proposta del presidente dei sociologi italiani fa discutere. Il presidente dell’osservatorio dei Minori: «Spesso non riusciamo neanche a condannarli»

Stefano Filippi

Inasprire le pene per i minorenni che compiono reati gravi. Il tam-tam riparte dopo i preoccupanti episodi delle ultime settimane: delitti, stupri, baby-gang criminali. L'età della delinquenza si abbassa. E con essa il rigore della legge: sconti di pena, anche massicci, per adolescenti che agiscono come delinquenti incalliti fino alla non imputabilità per i minori di 14 anni, come due dei quattro romeni che l'altro pomeriggio hanno tentato di violentare una ragazzina al Lido di Milano. «Quello della delinquenza minorile è un fenomeno non più marginale», dice Pietro Zocconali, presidente dell'Associazione nazionale sociologi che lancia l'allarme: «La fenomenologia della delinquenza minorile ha raggiunto livelli quantitativi e sostanziali che non possono più essere trattati con i parametri fissati dal codice di procedura penale minorile vigente».
Più severità, dunque, non soltanto nelle aule di giustizia. «Non basta che i giudici applichino le leggi perché esse sono inadeguate rispetto alle attuali esigenze di sicurezza sociale - argomenta Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori -. È inconcepibile che due dodicenni tentino di stuprare una quattordicenne e la legge impedisca di punirli. Questa immunità è dannosa per la società nel complesso e per il recupero degli stessi rei». A settembre il ministro Clemente Mastella varerà una commissione, guidata dal giovane sottosegretario Daniela Melchiorre, per riorganizzare la giustizia minorile. «Il governo deve preservare il Paese dalle insidie di un autentico allevamento di delinquenti», tuona Marziale. Ma gli esperti si occuperanno delle competenze dei tribunali senza intervenire sulle sanzioni.
«Almeno per certi reati bisognerebbe estendere fino ai 16 anni le pene previste per i maggiorenni e cominciare a pensare di abbassare la soglia dell'impunibilità - aggiunge Zocconali -. C'è il rischio reale che si finisca come in Brasile, dove i poliziotti sparano a vista contro le baby-gang. A me diedero del nazista quando dissi che era ingiusto lasciare in libertà due zingarelle che avevano tentato di rapire un neonato dalla carrozzina mentre la mamma guardava una vetrina. Attorno alla stazione Termini di Roma vivono bande di minorenni che fanno quello che vogliono, ladri di professione su e giù da treni e metrò, tutti lo sanno ma nessuno interviene».
Il codice consente di ridurre le pene fino a un terzo per i ragazzi tra 14 e 18 anni e prevede due istituti specifici per i minori: il perdono giudiziale, applicabile una sola volta nella vita per una sanzione non superiore ai due anni, e la messa alla prova, misura sostitutiva che il giudice può applicare a sua discrezione anche per casi efferati come un omicidio. «E anche il perdono giudiziale può intervenire per reati gravi», spiega l'avvocato torinese Anna Ronfani, esperta di diritto penale minorile. Ad esempio uno stupro, la cui pena massima è 10 anni: in teoria non è difficile togliere fino a 8 anni tra scelta del rito abbreviato (sconto di un terzo), applicazione delle attenuanti generiche (altro sconto fino a un terzo) e considerazione della minore età.
«Non credo che gli inasprimenti siano deterrenti efficaci per reprimere la delinquenza minorile - spiega l'avvocato Ronfani - le leggi richiedono soltanto un'applicazione rapida e rigorosa. Soprattutto rapida: una condanna anche pesante per una violenza su un minore che giunga dopo tanti anni perde ogni significato». «È una battaglia fine a se stessa, la legislazione consente già di regolare i castighi - incalza l'avvocato Vittorio Repetti che difese l'ex fidanzatino di Erika De Nardo per il delitto di Novi Ligure -. Omar ebbe 14 anni, il pm ne aveva chiesti 16 e il giudice avrebbe potuto essere anche molto più clemente».
Tre anni fa era stato il guardasigilli Roberto Castelli a lanciare la provocazione.

«La situazione non è cambiata da allora - dice il senatore leghista - il numero dei delitti dei minorenni non aumenta, cresce invece la loro gravità. Non condivido l'idea di toccare la soglia dei 14 anni, meglio invece eliminare la “messa alla prova”: dà l'idea che sia tutto possibile. Anche uccidere senza passare dal carcere».

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