È abituata a dare battaglia, «e a scontrarsi, se occorre - specifica lei stessa - per le cause che è profondamente giusto condividere e su cui vale la pena impegnarsi, assumendosi le relative responsabilità». Anche per questo - o forse soprattutto per questo - Isabella De Martini, medico, psicologo, docente allUniversità di Genova, giornalista, è considerata «un tipo scomodo», ma anche una risorsa di cui è difficile poter fare a meno, nellambito specifico delle sue (non poche) competenze. Due i versanti più diretti e attuali su cui è stata chiamata a esprimersi, senza che possa permettersi di trascurare le innumerevoli attività che continuano a occuparla e, in qualche modo, a intrigarla.
Ma lei, professoressa De Martini, trova il tempo per tutto.
«In effetti - spiega - mi dedico a fondo, in questi mesi, ai rischi biologici nellambiente di lavoro, come coordinatore di un gruppo nato nel 2004 allinterno del Comitato di biosicurezza, biotecnologie e scienze della vita della Presidenza del Consiglio».
Meglio spiegare bene di cosa si tratta.
«I temi di cui si occupa il gruppo rappresentano una vera e propria emergenza dal punto di vista sanitario. Un esempio per tutti: il problema dei chirurghi sieropositivi che operano negli ospedali. Per cercare di risolverlo, si era pensato a un tavolo di lavoro con i ministri competenti e i rappresentanti dellOrdine dei medici. Mi ero espressa in questo senso nei confronti del presidente del Comitato, Leonardo Santi».
Si è creato qualche equivoco.
«Più che di equivoco parlerei di indugio. E invece è necessario provvedere urgentemente alla normativa, nellinteresse dei medici e, ovviamente, anche dei pazienti».
Medici e pazienti che sono anche al centro delle sue istanze per la revisione della legge 180/78, la cosiddetta Legge Basaglia?
«Questo è un altro discorso che mi sta molto a cuore. Sono sempre più convinta che la legge 180 sia da riformare, ma migliorandola, non facendo passi indietro».
A cosa allude?
«Al fatto, principalmente, che ormai si fanno sempre più pressanti gli appelli dei parenti dei malati. La legge ha avuto il merito di far chiudere i manicomi, lasciando aperti però moltissimi e gravissimi problemi, in particolare quelli legati alla diagnosi e alla cura dei malati che non accettano di curarsi volontariamente, e vengono completamente trascurati».
Allora boccia la legge?
«Neanche per sogno.
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