"Troppi tagli agli atenei, ora tasse universitarie più salate"

Allarme dei rettori di Statale, Bicocca e Politecnico: «Tra il 2010 e il 2013 all’università sarà tolto un miliardo e mezzo» E annunciano che aumenteranno le imposte a 100mila studenti. Allo studio un «prestito d’onore» per rateizzare

"Troppi tagli agli atenei, ora tasse 
universitarie più salate"

«Se sopravviviamo in Lombardia lo dobbiamo alle tasse degli studenti. Non ci fossero quelle avremmo già chiuso da un pezzo. I nuovi tagli alle università purtroppo si ripercuoteranno ancora una volta sulle famiglie. Se il governo non farà un sostanziale ritocco alla scure prevista nel 2010, noi siamo pronti ad aumentare le tasse universitarie». L’annuncio è stato dato ieri da tre rettori: Giulio Ballio del Politecnico, Marcello Fontanesi della Bicocca e Enrico Decleva della Statale. Insieme per discutere di «Governance e autonomia delle università» e per capire quale futuro attende docenti, ricercatori e studenti delle facoltà milanesi in previsione del taglio di un miliardo e mezzo di euro previsto nel triennio 2010-2013. Un annuncio, quello dell’aumento delle tasse, che riguarda oltre centomila studenti e che per non gravare su bilanci familiari già in bilico, potrebbe tradursi nel prestito d’onore, un finanziamento da rateizzare anche in vent’anni. Una contribuzione studentesca differita dopo la laurea proposta anche nel disegno di legge all’esame del ministro Mariastella Gelmini. La domanda per tutti è quella che pone il rettore della Bicocca, Fontanesi «Chi finanzierà l’università?» I tempi sono strettissimi.

Il 2010 è alle porte e le università milanesi lanciano il grido di allarme: "I tagli previsti sono di entità tale da mettere in discussione la possibilità di chiudere in pareggio i bilanci. Nessuno di tre sarebbe in grado di farlo", piega il rettore della Statale Enrico Decleva. Poi ci sono i tagli agli organici. Il 50 per cento del personale che andrà in pensione non potrà essere sostituito: "Una situazione che non consente di programmare neppure l'anno accademico".

Agli appelli al governo a mettersi in fretta seduto attorno a un tavolo per un confronto sulla prossima riforma universitaria si unisce anche l’amarezza di vedersi sempre raffigurare come grandi produttori di sprechi. «Al Politecnico siamo fortunati - puntualizza il rettore Ballio -. Oltre alle tasse sopravviviamo perché viene acquistata la nostra ricerca. Ma i politici che gridano allo scandalo per gli sprechi, dov'erano quando i soldi venivano buttati al vento?». Il concetto è chiaro: «Nessuno in questi anni ha mai controllato come le università usassero i finanziamenti. Mi spiace dirlo, ma almeno nel 95 per cento dei casi il ministero avrebbe dovuto controllare come venivano investiti i suoi soldi. È evidente che non può essere l’università stessa a controllarsi». E poi la valutazione delle università, altro nodo cruciale della riforma: «Facciamola subito e in fretta - dice ancora Ballio -. Nel Regno Unito dove il sistema valutativo esiste da 40 anni, le università continuano a crescere nelle classifiche internazionali. Se non introduciamo anche noi un punteggio alle nostre facoltà continueremo a decadere rispetto ai Paesi stranieri». Non si arrende all’equazione università uguale sperpero di risorse, il rettore della Bicocca, Marcello Fontanesi: «Evidentemente non siamo stati capaci di mostrare quello che facciamo in positivo, ormai appare solo quello che non funziona. Dici università e pensi agli sprechi o a giovani scelti perché raccomandati. Non è così. Le risorse che abbiamo in mano saranno anche divise male, o sprecate, ma non bastano. Il prossimo anno cosa dico ai professori? Non ho i soldi per pagarvi l’adeguamento delle retribuzioni? Non ce la facciamo più.

Questi tagli saranno la condanna dell’università. Per questo uno dei punti centrali della nuova legge è la riconsiderazione del modello di finanziamento». Chi finanzierà le università? «Se il governo taglia saranno le famiglie a pagare».  

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