Troppo ambiziosi gli anarchici nel paesino siciliano del ’43

L'ambizione è grande. Raccontare l'Italia del '43, ma non solo, in procinto di essere liberata dagli americani, attraverso gli accadimenti intorno alla piazzetta d'un paese siciliano, proprio come una quinta teatrale, nei tre giorni di luglio tra lo sbarco alleato e l'ingresso dei «liberatori» (le virgolette impertinenti sono contenute nelle note del regista Vito Zagarrio). Un'Italia divisa tra sacro e profano (il drappo che viene issato al posto dei simboli fascisti è quello rosso strappato però alla statua del Cristo), tra antifascisti della prima ora e voltagabbana (il farmacista ben impersonato da Nino Frassica). Ma nell'onesto e sentito Tre giorni d'anarchia c'è anche la complessa e più fiabesca vicenda di Giuseppe, interpretato con passione da Enrico Lo Verso, che, tornato in paese dopo la laurea, viene subito acclamato capo. Il giovane è però confuso sia politicamente, blandito dai mafiosi, che affettivamente, amato da due donne diverse ma egualmente affascinanti (le splendide Tiziana Lodato e Marica Coco). Non restano quindi, come soluzione narrativa, che i suoi sogni.

Anche se per qualcuno, vedere dei contadini espropriare le terre, bandiera rossa in testa, rimane un incubo.

TRE GIORNI D'ANARCHIA (Italia 2005) di Vito Zagarrio con Enrico Lo Verso, Tiziana Lodato, Marica Coco. 100 minuti

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