Stefano Caliciuri
da Settimo Torinese (Torino)
Convivere con la propria bellezza non è semplice. Soprattutto se si manifesta nel pieno dell'adolescenza, quando, oltre agli sguardi dei ragazzi, si attirano le invidie e le gelosie di tutte quelle amiche che hanno ancora i seni acerbi, qualcuna i fianchi già appesantiti e quell'acne che deforma i lineamenti di un viso che ancora non conosce trucchi. Ma a quegli sguardi la ragazza, la più bella del paese, come dicono tutti, non aveva mai dato importanza: del suo essere «diversa» non se ne poteva fare una colpa, era una semplice circostanza involontaria, uno stato naturale, condizione non scelta e per questo non giudicabile e tantomeno rimproverabile. Anche per questa sua convinzione, la ragazzina di 15 anni ha sempre avuto piacere nel ricoprire quel ruolo da «petite femme» fatale di Settimo Torinese, paesone di quasi 50 mila anime alla periferia nord di Torino.
La classica città dormitorio, si diceva una volta, quelle dove si torna soltanto alla sera per ritrovare un po' di pace e silenzio, al termine di una giornata trascorsa magari dentro una delle tante fabbriche dei dintorni. Quindici giorni all'anno, a cavallo tra agosto e settembre, Settimo Torinese è capace però di brillare di luce propria: mentre i fedeli celebrano i Santi Patroni Vito, Modesto, Crescenzia e Reparata, ai quali è dedicata la quadricentenaria processione, i giovani si riversano in un'altra zona della città, il decentrato piazzale Freidano, una spianata di cemento costruita appositamente per ospitare ogni anno i divertimenti del Luna Park.
La serata del 30 agosto, però, non sarà ricordata dalla ragazza per una corsa in autoscontro o per una delle prime timide effusioni col neo-fidanzatino: ad attenderla, proprio sulla stessa panchina dietro il carrozzone dello zucchero filato, c'erano invece dieci adolescenti come lei, le stesse dieci amiche che per un po' di tempo aveva frequentato anche al di fuori della scuola. Cosa vorranno mai? Sì, certo, aveva smesso di frequentarle dopo aver conosciuto il suo fidanzato e poco importava se era già impegnato con una ragazzina del gruppo. Di invidie ne suscitava parecchie, così bella e alla quale i ragazzi concedono sempre tutto; anche se l'avessero insultata avrebbe fatto come ogni volta in classe: spallucce e via. Questa volta, però, gli insulti sono stati pesanti, troppo per restare in silenzio senza rispondere. Ma quando il gruppo ha abbandonato le parole per passare alle vie di fatto, la ragazza non ha potuto far altro che soccombere, accerchiata da dodici coetanee accecate dalla voglia di rivalsa su Madre Natura. La quindicenne ha anche provato a telefonare alla madre, ma purtoppo non ha fatto in tempo: prima uno schiaffo per intontirla e poi una spinta per gettarla a terra e prenderle la borsetta. Il gruppo si è così dileguato nelle tortuosità della periferia settimese, ignaro forse che lei oltre la bellezza ha anche in dote la virtù della legalità.
Il giorno successivo, proprio grazie alla sua testimonianza, la squadra dei carabinieri comandati dal capitano Michele Tamponi ha potuto identificare sei protagoniste dell'aggressione: di queste solo due hanno compiuto la maggior età da qualche mese, ma tutte quante dovranno render conto alla giustizia con l'accusa di concorso in rapina.
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