Riccardo Signori
da Milano
Tradimento e pentimento, è lultimo romanzone interpretato da Moratti. Vincere allInter è sempre pericoloso. Soprattutto per un allenatore. Moratti in questo senso è unico: preferisce disfarsi di uno che abbia il sorriso sulle labbra piuttosto che un depresso. Quasi una regola di vita. Gigi Simoni ne sa qualcosa. Roberto Mancini è stato fino a ieri sera sullorlo del burrone. LInter sè messa in casa la coppetta nazionale, seconda dellera Mancini, terza dellera del tecnico, e ora attende le mosse del patron. Naviga nellaria il fantasma di Capello, tutto conduce a lui. Anche la strategia di Moratti. Tempo una settimana per sapere: Moratti attende la conclusione del campionato, ma la faccia incupita dellaltra sera non è stato un bel messaggio per il tecnico di questi ultimi due anni. Il patron ha parlato di mercato e del preritiro di campionato con Mancini anche giovedì sera, durante la festa per la coppetta, anzi hanno tagliato la torta insieme, due mani sullo stesso coltello. Ma poi ieri mattina lallenatore ha scoperto che laltra sera il patron non sapeva come dirgli: ho preso Capello. Tipico. Atipico, invece, quel Moratti che si è scagliato contro i tifosi che vogliono esser padroni e non solo paganti.
Tensioni, dubbi, nervosismo. Momenti di stordimento e Mancini ieri ha atteso di avere un colloquio definitivo e franco con il padrone. Per dirgli: dimmi se resto o devo andare via. In questo momento neppure Moratti ha una risposta sicura e lo dimostra una intervista televisiva a Sky in cui il patron ha cercato di tranquillizzarlo: «Penso che dovremmo continuare sulla stessa strada. Lho già chiamato per dirgli: è tutto a posto. Faremo tutto con tranquillità e al momento giusto». Come se il tecnico non avesse un contratto che vale anche per lanno prossimo. Mercoledì sera, alla vigilia della partita con la Roma, il patron aveva passato altro tempo con lallenatore e sempre per parlare di mercato. Stessa tecnica usata con Cuper e Zaccheroni.
Ma stavolta le chiacchiere erano il sintomo di un dubbio. Moratti, subito dopo il Villarreal, ha contattato Capello e concluso o quasi la trattativa. Senza firme, ma sulla parola. Poi il tempo e le ultime disavventure della Juve hanno cominciato a far barcollare le convinzioni. Non era forse Moratti il primo paladino di chi si batteva contro le perfidie bianconere? Che fosse marcio o altro. Ed allora perché rivolgersi proprio al tecnico trovatosi, senza colpe, in questo mare di fango? Chissà mai quanto sarà stato bravo Capello e quanto lo avranno avvantaggiato le manovre di Moggi e soci. La bravura del tecnico è riconosciuta, ma fu vera gloria? A questo punto il pentimento di Moratti si è fatto ingombrante. Non sa come dire a Mancini: ho scelto Capello. Ma non è nemmeno convinto che questa sia la scelta migliore. Moratti non è mai stato un avvoltoio e stavolta potrebbe sembrarlo. Ieri Andrea Agnelli ha dimostrato la vicinanza della famiglia a Capello e ai giocatori. Se Moratti si infila nel varco aperto da questa storia, cè il rischio di compromettere i buoni rapporti. E senza la convinzione di aver imboccato la strada giusta.
Lidea di prendere Capello devessere costata parecchio: Moratti ha sempre ritenuto don Fabio un tecnico con il Milan nel Dna, un po troppo per i suoi gusti. Ora vi ha aggiunto anche una forte connotazione juventina. Fosse stato per lui, Capello non avrebbe mai messo piede allInter. Due anni fa, prima che il tecnico andasse alla Juve, il padrone nerazzurro lo incontrò, parlarono di tutto, pareva un accordo.
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