Trovata una perdita di gas nella casa di Esmeralda

Roberto Bonizzi

Una perdita nell’impianto a gas nell’alloggio al primo piano. Quello di Esmeralda Sfolcini, una delle quattro vittime dell’esplosione dello scorso 18 settembre al civico 7 di via Lomellina. La causa dello scoppio è chiara, resta da definire se si sia trattato di guasto alla rete o suicidio. Sono queste le due ipotesi rimaste in piedi per spiegare il disastro che ha sconvolto Milano. Ieri sul posto, tra le macerie, hanno lavorato per tutta la giornata diverse squadre di vigili del fuoco. A coordinare i lavori i due consulenti nominati dal pm Luigi Orsi, il titolare dell’inchiesta, l’ingegnere Massimo Maria Bardazza e il comandante dei pompieri, Dante Pellicano. Insieme a loro la «scientifica» dei vigili del fuoco, il nucleo investigativo antincendi (Nia) di Roma, più i colleghi milanesi che si sono occupati della rimozione delle macerie e del recupero degli oggetti personali delle famiglie che hanno visto la propria abitazione distrutta.
Interessanti gli elementi emersi dal sopralluogo degli esperti e del Nia. «Il nostro compito - spiega Massimo Bardazza - è quello di capire le cause dell’esplosione. Il metodo è quello di mettere in fila tutte le ipotesi e poi scartarle man mano che si fanno accertamenti». Il sopralluogo nello specifico è servito per creare uno spettro di dati a 360 gradi del teatro dello scoppio. «Dobbiamo stabilire come e quanto gas è uscito - chiarisce Carlo Cardinali, funzionario del nucleo investigativo antincendi -. Esaminare tutti i punti da dove arriva il gas nell’appartamento, tutti i tubi e i possibili punti di fuoriuscita, i diametri e i volumi». A fine giornata, dai primi risultati dei rilievi su dati, analisi e fotografie gli investigatori concentrano la loro attenzione sulla fuga di gas.
Resta da chiarire cosa sia all’origine della perdita. Ancora valida l’ipotesi di un tentativo di suicidio di Esmeralda Sfolcini, ma anche quelle di un guasto o di un malfunzionamento dell’impianto. Durante il sopralluogo i vigili del fuoco si sono soffermati sulle manopole aperte dell’impianto della cucina, l’indizio che nei giorni scorsi aveva fatto sbilanciare gli investigatori per l’ipotesi del suicidio della donna. Ma i pompieri spiegano che «vista la portata dello scoppio, è possibile che si siano spostate nella deflagrazione». Nessuna certezza, dunque, al momento, ma le indagini tra le macerie in via Lomellina e lo studio dei dati proseguiranno oggi e nei prossimi giorni. Il rapporto definitivo verrà stilato soltanto alla conclusione di tutte le fasi dell’indagine, quindi il fascicolo verrà trasmesso al pm Orsi.
Tra le macerie, nel suo bar travolto dall’esplosione (era al piano terra del civico 7) osserva il lavoro dei vigili del fuoco anche Saverio Orlando, il padre di Francesco, il bimbo di morto nello scoppio.

«Sono tutti solidali - racconta -, ma c’è una sola cosa che voglio e non posso avere, mio figlio. So che dovrei interessarmi del lavoro e della casa, ma non ci riesco». Intanto Cristian, il fratellino di Francesco, ha scoperto la verità. La famiglia Orlando vorrebbe sapere almeno il perché della morte di Francesco.

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