da Genova
L’avvocato che ha difeso il marocchino lo riconosce: «Il Tar della Liguria è più garantista di quello piemontese o lombardo. A Torino, un ricorso come questo poteva non essere accolto». Il suo assistito, un marocchino che vive e lavora ad Albenga, cittadina in provincia di Savona, si era visto negare il rinnovo del permesso di soggiorno dalla questura dopo una condanna del Gip per porto abusivo d’armi. Durante un controllo gli era stato trovato addosso un coltello, era scattata la denuncia e la condanna dei giudici savonesi a pagare 40 euro. L’uomo, ricorda lo stesso Tribunale amministrativo regionale, era stato anche arrestato per «detenzione illecita di droga». Per tutto questo la questura di Savona aveva respinto la richiesta di rinnovo di permesso di soggiorno. Decisione contro la quale il marocchino ha fatto ricorso, vincendo.
Tutto ruota attorno all’arma trovata addosso a Mustapha E., il maghrebino che da alcuni anni vive nel nostro Paese. «Un piccolo coltello, non una pistola o una lama in grado di uccidere - assicura Riccardo Volanti, il legale di Albenga che lo ha difeso -. I giudici hanno riconosciuto che era uno strumento da lavoro». Perché Mustapha lavora in un bar. «Ha un contratto di lavoro, ha preso casa in affitto con un regolare contratto. Risponde insomma ai requisiti della Bossi-Fini» spiega ancora il suo legale.
Per dimostrarlo sono servite copie di contratti e buste paga. I giudici, poi, hanno considerato che la condanna («porto di armi o oggetti atti ad offendere») non rientra tra i motivi che impediscono a uno straniero l’ingresso nel territorio nazionale in base all’articolo 4 comma terzo del decreto legislativo 286 del 1998. Perché il coltello non è stato considerato una delle armi («da guerra o tipo guerra o parti di esse, esplosivi, armi clandestine nonché più armi comuni da sparo») che bloccano ingressi e permanenza nel nostro Paese.
Il giudizio, insomma, poteva essere diverso se invece di un coltello fosse stata trovata una pistola. «La linea che abbiamo seguito è stata quella di dimostrare che Mustapha è ben inserito in città, che lavora e ha una casa - aggiunge l’avvocato -. Il coltello gli è stato trovato addosso durante i controlli che a volte scattano ad Albenga, dove vive una grossa comunità di stranieri. E in questi casi gli agenti sono severi».
Il suo assistito era stato anche arrestato per droga. «Ma non c’è stata nessuna condanna, nemmeno in primo grado, siamo fermi alle indagini» dice il legale. E lo ricorda anche il Tar nella sua sentenza: «Non riveste natura ostativa l’arresto per detenzione di sostanza stupefacente, non essendo, allo stato, sfociato in una sentenza di condanna».
Per questo i giudici hanno dato torto alla questura e ragione al marocchino che nei prossimi giorni potrà avere il rinnovo del permesso di soggiorno. «La condanna, alla fine, è per un reato non grave - conclude Volanti -.
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