Premessa d’obbligo: non esiste la categoria dei «dipendenti pubblici fannulloni». Insomma, quelli che - in termini sbrigativi - vengono bollati con l’etichetta dei «soliti statali scansafatiche». Ma se non esiste la categoria dei «fannulloni», esistono eccome gli impiegati che fanno dell’assenteismo la propria ragion d’essere.
Una condizione fisica e mentale che prescinde da preconcetti di ordine geografico, del tipo: il Sud batte la fiacca, mentre il Nord fa gli straordinari. No, la filosofia del travet accidioso è in realtà molto più trasversale. E la dimostrazione viene dal sondaggio pubblicato ieri su Il Sole 24 Ore che spazza vecchi luoghi comuni, confermandone però altri. Ad esempio si è sempre detto che nel settore privato si lavori di più rispetto a quello pubblico; i dati raccolti dal giornale della Confindustria evidenziano che è vero e la prova viene dal confronto sulla media dei tassi di assenteismo: che nella grande impresa si ferma al 13 per cento, mentre nel pubblico impiego vola al 20 per cento.
E veniamo ora ai numeri che sgombrano il campo da pregiudizi duri a morire come, appunto, quello sulla contrapposizione tra un Sud impegnato a girarsi i pollici e un Nord tutto preso a consumarsi non solo i pollici, ma tutte le dita di entrambe le mani. Peccato che le cose non stiano così. Sapete infatti qual è la città con i dipendenti comunali più assenteisti? Bolzano, con una media di 38,9% giornate di assenze all’anno. E sapete qual è il capoluogo con i dipendenti comunali più presenti d’Italia? Siracusa, con appena 2 giorni di assenze all’anno.
Ma com’è possibile che Bolzano sia diventata, inaspettatamente, capitale degli statali imboscati? Qui - spiega Il Sole 24 Ore - il tasso di assenza è spinto in alto soprattutto dai permessi retribuiti. Tanto che il dipendente-tipo del capoluogo dell’Alto Adige ha «saltato» nel 2005 più di un mese (ferie escluse): in pratica il 15,4% dei 252 giorni lavorativi dell’anno.
Un tasso di assenteismo che addirittura raddoppia se si conteggiano anche le ferie e le assenze non retribuite come i distacchi e le maternità lunghe. Seguono La Spezia, Reggio Emilia e Como: tutte città del Nord che precedono il primo capoluogo meridionale della classifica, vale a dire Vibo Valentia; ma subito dopo la città calabrese, ecco tornare nella hit importanti capoluoghi settentrionali come Cesena, Firenze, Aosta e Trieste.
Ma da qui a dipingere tutti gli statali che lavorano nel Mezzogiorno come degli stakanovisti, ce ne passa. E per averne la riprova basta accendere i riflettori su quanto accade, ad esempio, al Comune di Napoli dove - evidenzia l’inchiesta de Il Sole 20 Ore - «ci sono 13.006 dipendenti, 10 direzioni centrali, 131 servizi (con relativi dirigenti), e poi dipartimenti autonomi e altre suddivisioni. E nessun direttore del personale».
«La maggioranza dei dipendenti non timbra il cartellino, per il semplice motivo che il cartellino non ce l’ha più». Infatti i sindacati hanno preteso, e ottenuto, che venissero ripristinati i vecchi fogli presenza, sui quali si scrive di tutto, compreso i nomi di quelli che in ufficio sono «presenti», ma solo sulla carta.
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