Il trucco della sinistra: parlare di Marrazzo per sputtanare Silvio

LA MACCHINA DEL FANGO E su «Repubblica» D’Avanzo accusa: il Cavaliere voleva ricattare l’esponente del Pd

Il trucco della sinistra: parlare di Marrazzo per sputtanare Silvio

Concita De Gregorio non ci ha pensato, ma avrà tempo di recuperare. Il suo editoriale, la direttrice dell’Unità l’ha intitolato «Camera di transito», ma i trans non c’entravano e le camere da letto neppure, parlava di Rutelli. I suoi colleghi di area, invece, là dove l’area è quella anti-berlusconiana che parte dalla firma-guida del Pd di Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, passa attraverso il moralismo radical chic di Gad Lerner e arriva al giustizialismo di Marco Travaglio, han preso la palla al balzo. Doppio, il balzo, anzi, triplo salto carpiato. L’affaire Marrazzo? Dietro c’è Berlusconi. Eccola, la chiave per affrontare l’imbarazzante vicenda del governatore democratico del Lazio che, protagonista di un filmato a luci rosse, dopo aver confessato tutto ai magistrati ha pensato bene di negare in pubblico, per poi dover ammettere subito dopo. Basta un gioco di specchi. Marrazzo finisce nel fango per Natalie il trans? Lo specchio rimanda l’immagine di Berlusconi infangato da Patrizia la escort. Il governatore è stato ricattato? Nello specchio spunta l’ombra del premier che tutto può, anche pilotare l’arresto di quattro carabinieri. Lo scandalo avviene a ridosso delle primarie del Pd? L’ombra nello specchio si illumina, è chiaro che è una manovra di Berlusconi. Leggere il Fatto quotidiano per capire. Sotto l’elegante titolo «Minculpapi», evviva il calembour, Travaglio scrive: «Poteva mancare Silvio Berlusconi nello scandalo Marrazzo? No che non poteva: lui c’entra sempre. Infatti ha messo lo zampino anche lì». Come? Il premier è reo di aver avvertito il governatore dell’esistenza del filmato hard. Altro che favore: «Da quel momento il governatore era nelle mani, oltreché di quattro carabinieri ricattatori, del premier». E altro che zampino, qui trattasi di zampata, se ci si vuol chiedere, come fa Travaglio, se sia solo una coincidenza «che il Ros abbia arrestato i ricattatori tre giorni dopo la chiamata del premier e alla vigilia delle primarie del Pd».
Di meglio fa D’Avanzo, potenza dell’allenamento dallo «scoop» Noemi in poi. Nell’analisi-ricostruzione sul quotidiano di De Benedetti, il gioco di specchi è sfrontato. D’Avanzo svela al lettore come funziona, «la macchina del fango»: si mette in dubbio l’integrità dell’avversario, nella vita pubblica e in quella privata. Si ricordano agli elettori gli stereotipi negativi associati alla personalità del politico. Si distorcono le dichiarazioni e le posizioni politiche. Si denunciano corruzione, illegalità o condotta immorale nei partiti che sostengono il politico. Si raccolgono informazioni distruttive, e se non ci sono si fabbricano, per passarle ai media di riferimento. Letta fuori contesto, trattasi dell’esatto riassunto di ciò che Repubblica ha fatto con Berlusconi. Ma qui si parla di Marrazzo, vittima di un «Egoarca», (il premier, e chi sennò), che voleva trasformare il governatore in un «burattino» nelle sue mani.
Ma il capolavoro lo ha fatto una vecchia volpe come Gad Lerner. È lunedì, all’Infedele si parla del «potere che gioca con le bambole», ma il caso Marrazzo è in pieno caos, quindi è chiaro che le bambole sono le donne ma anche i trans, in generale i «corpi», come avverte subito il giornalista. Lerner vorrebbe volare più alto del buco della serratura ad altezza cintura, e sviscerare il complesso rapporto sessualità-potere. Obiettivo fallito, se la trasmissione inizia con la poetessa libanese Joumana Haddad che esprime l’elevato concetto delle donne che da sempre se vogliono punire il marito smettono di concederglisi, continua con il filosofo dipietrista Gianni Vattimo che urla sulla faccia dell’eurodeputata Pdl Nunzia De Girolamo: «Voi del Pdl siete tutti puttanieri», e finisce con Ida Dominijanni del Manifesto che difende la D’Addario. Insomma si veleggia al massimo ad altezza corna qui, peccato. Ma che importa.
A ben vedere l’obiettivo era un altro, non a caso sullo sfondo non c’era la foto di Marrazzo, ma quella di Veronica Lario, e quello è stato raggiunto. È lo stesso Lerner a fare outing più volte. Non solo sulle sue fantasie da ragazzino («sognavo qualcosa di simile a un harem», apperò), ma anche su quelle politiche, all’urlo di: la differenza fra Marrazzo e Berlusconi? Marrazzo si è dimesso, e aveva un bell’urlare la De Girolamo che i casi sono diversi, «Marrazzo ha ceduto a un ricatto» e «non si vede perché Berlusconi dovrebbe dimettersi».

Alla fine, sono passati i Vattimo del «un bugiardo palese non può fare il premier», il servizio che presentava Berlusconi come «l’uomo che ha trasformato il potere in un bordello» affiancandolo a Roman Polanski condannato per stupro e Frédéric Mitterrand reo confesso di aver cercato ragazzi in Thailandia, e la promessa minatoria di Lerner: «Continuerò a occuparmi di queste cose, non per dar contro a Berlusconi, ma perché il corpo delle donne è importante tanto quanto la crisi economica». E poi il filone paga: un 4,8 % di ascolti che qui su La7 sono manna dal cielo.

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