Cronache

«Truffa» in agguato se il lavoro cerca chi ancora non ce l’ha

Francesco Guzzardi

Potrebbe essere la trama di un film o di una fiction, in realtà è la storia capitata a decine di giovani e meno giovani, che hanno risposto a una richiesta di lavoro. La delusione delle persone interpellate è significativa e umiliante, «ma se questo è il prezzo da pagare per avere, prima o poi, la fortuna di ottenere un vero lavoro - sbuffava un candidato - pazienza!». L'azienda che offre lavoro è una multinazionale americana specializzata in elettrodomestici che contatta telefonicamente i potenziali collaboratori e li invita (con la prospettiva di lavoro che una multinazionale, pronta ad aprire un punto vendita a Genova, potrebbe offrire) in sede. Due stanze, che danno l'impressione di essere state provvisoriamente adibite a ufficio. Naturalmente le persone contattate sperano di essere assunte in qualità di magazziniere, commessa, manutentore, autista e via del genere, «in fondo non viene richiesto nessun titolo di studio o esperienza lavorativa», pensavano. «La volontà, assicurano le segretarie, è la base del successo».
Massimiliano, 40 anni, contattato per mezzo di una amica (a sua volta contattata dall'azienda), è stato convocato alle ore 12 per il colloquio. Parte da Sturla per recarsi a Cornigliano, non ricorda il nome dell'azienda ma, lungo il tragitto, la segretaria, interpellata telefonicamente, è precisa: «Dopo i magazzini della tal ditta, entri dal cancello bianco, al terzo piano della prima palazzina a destra ci troviamo noi». Massimiliano si presenta puntuale. Sono le 11,45 quando scende dall'auto ed entra nel portone. Al terzo piano una freccia indica gli uffici della multinazionale e dopo cinque metri, sopra una porta spicca un foglio di quaderno, attaccato con nastro adesivo, con scritto: «Spingere, la porta è aperta». Spingendo, alla fine di un piccolo corridoio, un pezzo di plastica appesa al muro, con gli stemmi di Inter e Roma e con sotto scritto, «sponsor ufficiali», indica una porta dove all'interno, giovani ragazze e un ragazzo in cravatta (con la radio sintonizzata su «radio 105» a tutto volume), consegnano delle schede e chiedono di compilarle con i dati personali.
Dopo avere compilato il foglio, dal codice fiscale all'ultimo lavoro svolto, le schede ammucchiate rimangono in attesa che «il responsabile», chiami uno per volta i «fortunati prescelti» nel proprio ufficio. I colloqui, personalizzati in base alla situazione e quindi non per forza tutti uguali, vengono raccontati da alcuni di coloro che, alla fine del colloquio, a testa bassa e sconsolati lasciano gli uffici. Alle ore 12,15, esce una ragazza. Sul pianerottolo il marito, con in spalla la figlioletta di appena due anni, aspetta da quaranta minuti. «Allora?», rivolge alla moglie. «Allora niente! Dovrei telefonare alle persone che conosco, parenti e amici, per cercare di vendere un aspirapolvere che costa più di 4500 euro. Se riesco a fissare un appuntamento per una dimostrazione e il venditore, in un secondo tempo, trova il fesso che lo compra, mi riconoscono una piccola percentuale». Il marito la guarda negli occhi e mentre entrano in ascensore, spera che non si tratti di uno scherzo. Alle 12,24, dalla porta esce una giovane ventenne che, interpellata, riferisce abbastanza contrariata: «Non è un lavoro per me, ho la terza media mica sono una scienziata, vendere un aspirapolvere con 80 funzioni e che costa quasi nove milioni delle vecchie lire non è semplice, anzi...».
Il malumore, tra chi sul pianerottolo è in attesa di entrare per compilare la scheda, inizia a farsi pesante. Ma improvvisamente rompe l'atmosfera Massimiliano che, dopo circa 55 minuti, esce e con aria minacciosa, si rivolge a tutti e dice: «Volete un consiglio? andatevene, è un pacco. Dicono tante belle parole ma alla fine devi andare in giro, casa per casa, per cercare di vendere un aspirapolvere che costa migliaia di euro, roba da matti!». A quel punto, le persone abbandonano il pianerottolo e mentre Massimiliano schiaccia il bottone per prenotare l'ascensore, dalla porta dei «sogni», esce un'altra candidata che ride. L'impressione è che, almeno lei, abbia accettato la proposta, ma è solo un’impressione. La ragazza in realtà è donna matura e mentre racconta il suo colloquio, ride. Per rabbia e per sconcerto. «Quando sono entrata ho chiesto subito come avevano avuto il mio numero di telefono e mi hanno detto di non potermi rispondere, allora ho ribattuto domandando loro se si trattasse di un lavoro di vendita, ma mi hanno risposto che me lo avrebbero detto in un secondo colloquio. Allora gli ho detto di sapere bene di cosa si trattasse (un mio amico che naviga in Internet mi aveva informata), gli ho fatto notare quanto tempo sarebbe dovuto passare prima di guadagnare qualcosa. Mi hanno risposto che se voglio lavorare, questo è quello che loro offrono». Il tragitto tra l'ufficio e l'auto di quest’ultima candidata è stato accompagnato, dalla stessa, da affermazioni che fanno riflettere e tra imprecazioni e concetti sensati. Queste le conclusioni: «Ti dicono che aprono un punto a Genova e hanno bisogno di personale; non possono dirti che devi vendere aspirapolvere? Se fossi capace di vendere un aspirapolvere per tutti quei soldi, non sarei qui a elemosinare un lavoro da 500 euro al mese e poi, chi ha dato a loro il mio numero di telefono?»
Per dovere di cronaca, sul sito della società descrivono persone felici, ricche e appagate. Persone che dopo avere colto al volo, «l'imperdibile occasione della vita», adesso sono felici. Nel sito ufficiale, non si fa nessun riferimento ai prodotti che l'azienda tratta però, se qualcuno avesse bisogno dei pezzi di ricambio (di cosa?), può contattare numeri telefonici che corrispondono, curiosamente, agli uffici degli Stati Uniti o del Canada. Se invece si desidera sapere l'opinione on line, di coloro che hanno avuto esperienza con la società, cliccando navigando su siti e blog vari si raccolgono molte opinioni. In un sito ce ne sono addirittura 98. Tra di esse una, datata 13 giugno 2006, è davvero eloquente: «Qualche tempo fa ricevo una telefonata da uno sconosciuto dicendomi che sapeva che ero senza lavoro e che poteva offrirmene uno. Chiesi di cosa si trattava e questa persona mi disse che cercavano telefoniste. Incuriosita andai al colloquio e nella saletta d'aspetto mi trovai in compagnia di altre 10 ragazze. Mi insospettii, però continuai a stare al gioco. Ed ecco che scoprii l'arcano. Avrei dovuto fare delle telefonate, una diversa dall'altra, per riuscire a fissare degli appuntamenti per la vendita di questo benedetto prodotto. Mille erano gli argomenti di approccio per attirare l'attenzione del cliente: “Signora lei è fortunata, ha vinto una pulizia completa per i suoi tappeti” e via cosi... Io indignata ma incuriosita nello stesso tempo cercai di avere più notizie per capire a che punto arrivavano per vendere e della mia scoperta fui sconcertata. Rimasi con loro per 4 giorni, ma solo per raccogliere più elementi possibili per poter capire e poi agire di conseguenza. A parte il prezzo che è allucinante, il modo che usano per venderlo lo è ancora di più. Persone sfruttate in benzina, soldi e salute in maniera banditesca, lo sfortunato venditore si trova a dover spendere i soldi per la benzina senza mai essere rimborsato. Ti promettono tanti soldi il primo mese e conosco venditori che stanno ancora aspettandoli dopo mesi e mesi. Promettono premi che non saranno mai pagati. È vero che è un ottimo aspirapolvere, però è anche vero che è molto scomodo e rumoroso. Sapendo poi come cercano di venderlo, sinceramente consiglio vivamente di pensarci non 2 ma 100 volte prima di acquistarlo. Ve lo dico solo perché ho visto con i miei occhi, persone piangere per cercare di prendere almeno 200 euro dopo avere speso 10 volte di più in benzina e altro. Se ci ribelliamo contro quelle aziende che sfruttano i bambini, ribelliamoci anche per questo modo di vendere i prodotti».
Questa azienda ha reso felici tante persone e chissà, quante ancora ne renderà.

Ma cosa dire di tutte quelle che, in questi giorni, sono state contattate e illuse, senza nessuna spiegazione, convocate con la speranza di trovare un semplice, semplicissimo lavoro? Sarebbe tanto difficile dire che si tratta di un lavoro di vendita e specificare a tutti coloro che «sognano» di diventare operai, magazzinieri e commesse, che diventeranno ricchi solo se riusciranno a vendere centinaia o migliaia di aspirapolveri? Alla fine resta il pensiero comune, delle tante persone illuse e disilluse nel giro di qualche ora: «Sono anni che ogni tanto qualcuno si sveglia e pensa di vendere l'acqua calda!».

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