Nel Libano instabile e martoriato può accadere di tutto. Compreso che le truppe di Unifil, il contingente Onu inviato a fare da cuscinetto tra israeliani e gli estremisti arabi di Hezbollah, finiscano banalmente truffate sulle forniture d'acqua. Ad opera, si dice, degli stessi miliziani che dovrebbero vigilare.
La storia della «cresta» sugli approvvigionamenti idrici al contingente internazionale - del quale, sotto il nome in codice di «Operazione Leonte», fanno parte oltre 2.500 militari italiani - circolava da tempo negli ambienti occidentali in Libano. Tanto che, ad un certo punto, si è deciso di fare una operazione semplice: mettere a confronto lacqua fatturata al contingente e lacqua scaricata. Il risultato - secondo notizie non ufficiali ma attendibili - ha lasciato di stucco anche i più pessimisti. Tra i due valori è risultata una differenza abissale. Un rapporto di cinque a uno. Il contingente paga cinque volte più dellacqua che scarica. Considerando che una parte può andare dispersa, resta innegabile la sensazione di trovarsi di fronte ad un imbroglio in grande stile. Aggravato dal sospetto che da tempo circola allinterno della nostra intelligence: che il business delle forniture al contingente sia in qualche modo infiltrato da Hezbollah. La «cresta» sullacqua finirebbe dunque ad arricchire le casse dei miliziani filo-iraniani.
Ma la singolare vicenda dellacqua gonfiata non è lunica - né decisamente la più grave - che agita in questi giorni la comunità degli 007 occidentali attivi in Libano accanto al contingente Unifil. Lesito delle elezioni in Israele e i segnali di tregua - anche se malfermi e contradditori - tra Gerusalemme e Hamas stanno spingendo Hezbollah ad intensificare il suo attivismo su tutti i fronti. Politico, militare (questa è una novità) su quello dellintelligence, con la creazione di una struttura di controspionaggio attiva ed efficiente.
Rilevanti carichi di armi avrebbero attraversato il Paese di recente, quasi sotto il naso delle truppe Unifil. Obiettivo di Nasrallah, farli arrivare in Palestina per rinfocolare la componente di Hamas meno sensibile alle lusinghe del dialogo con Israele. Si tratta di movimenti di una certa rilevanza, che in passato venivano monitorati e a volte intercettati grazie alle segnalazioni degli 007 delle diverse nazionalità occidentali attive nella zona. Proprio per questo Hezbollah ha attivato - anche qua, verosimilmente, utilizzando il know-how di Teheran - la sua rete di controspionaggio. Obiettivo: individuare gli agenti avversari, tracciare i loro spostamenti e individuare le fonti che cercano di attivare sul territorio.
Da questo punto di vista, purtroppo Hezbollah ha raggiunto recentemente una serie di successi. Il lavoro di reclutamento delle fonti - un lavoro oscuro, faticoso e dispendioso - anche delle nostre «barbe finte» è stato neutralizzato a più riprese, nel senso che spie locali appena messe a libro paga sono state scoperte e bruscamente disattivate. Anche nostri 007 - prevalentemente Dim, ovvero agenti Aise aggregati ai contingenti militari - sarebbero stati individuati.
E, anche se per ora mancano riscontri definitivi, alla nostra intelligence è arrivata di recente una segnalazione allarmante: Hezbollah avrebbe a disposizione una «macchina della verità» simile a quella utilizzata abitualmente dalla Cia nei suoi interrogatori, e la utilizzerebbe per «torchiare» gli uomini sospettati di collaborazionismo con il contingente Onu.
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