Tuckwell, che eleganza quel Mozart per corno

Alberto Cantù Quante male parole si dovette prendere Ignaz Leutgeb, cornista e virtuoso salisburghese di stanza a Vienna. Mozart, d’altronde, era fatto così. Gli scriveva un Concerto (il KV 412, poi il 417 e il 447: siamo fra il 1782 e il 1783) e al posto di «forte» o «sforzato» metteva: «Coraggio, bestia. Oh porco infame» eccetera. Un modo di scherzare che tace, finalmente, nell’ultimo dei quattro concerti mozartiani per corno, il K 495, con, a sorpresa, la sua introspezione malinconica di contro all’eleganza (e alle difficoltà: brani da virtuoso) degli altri titoli. La Decca raccoglie, in due splendidi cd, non solo i Concerti ma anche frammenti, la Sinfonie concertante per fiati, arie con legni e corno che dialogano con la voce eccetera.

Artista tuttofare è l’erede di Dennis Brain, il grande e musicalissimo Barry Tuckwell che è solista, appunto, registra le due bande del Duetto per due corni in mi bemolle che poi vengono mixate e dirige la English Chamber che, si sa, va da sola o con un dito. Letture eleganti, accurate, espressive con «il bello dell’integrale». In Brain c’era un pizzico di meraviglia in più. Pazienza.

Musica per corno di Mozart (2cd Decca)

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