Claudia Passa
da Roma
La chiamano speranza. Voglia di guarire, voglia di vivere e di vivere il meglio possibile. Accomuna i malati di tumore, e in Italia spinge tre su quattro di loro (il 73%) a far ricorso, accanto alle terapie «tradizionali», ai trattamenti «non convenzionali»: dallagopuntura alla fitoterapia, dallosteopatia alla chiropratica, dalla medicina antroposofica a quella tradizionale cinese.
Il dato è frutto di unindagine condotta a livello europeo dallUniversità di Manchester, ed è emerso ieri nel corso di un convegno organizzato dallAimac (associazione italiana dei malati di cancro, parenti e amici) assieme allIstituto Superiore di Sanità e agli americani National Cancer Institute e Nc-Cam. Promotore dellevento Francesco De Lorenzo, ordinario alla facoltà di Medicina nellateneo Federico II di Napoli, ex ministro della Sanità, ex malato di tumore, presidente dellAimac nonché della Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia). Occasione dellincontro, la presentazione di un «vademecum» per aiutare i malati e le loro famiglie a orientarsi nelluniverso dei trattamenti non convenzionali, per fornire loro «dubbi e risposte possibili», per indicare potenzialità e rischi di pratiche che - se affidate al «fai-da-te» - possono trasformare le potenzialità in rischi. Il tutto, in vista della campagna di comunicazione «Con il malato, contro il tumore», promossa dal ministero della Salute con le associazioni di volontariato e lIss. Ed è proprio dalla sinergia Aimac-Iss, e dalla collaborazione con il Nci, il Nc-Cam e il National Institute of Health che potranno nascere strumenti innovativi per la comunicazione ai pazienti delle sperimentazioni cliniche sulle cure non convenzionali.
Nella lunga non-stop di ieri oncologi, psicologi, scienziati dOltreoceano, professionisti della comunicazione e rappresentanti dei malati si sono confrontati condividendo esperienze e risultati, e tracciando il percorso della sperimentazione scientifica per le cure e i «trattamenti complementari» che se da una parte trovano scetticismo presso alcuni oncologi, dallaltra si vanno facendo strada fra i malati, non tanto sul fronte della terapia, quanto su quello del miglioramento della qualità della vita e dellattenuazione degli «effetti collaterali» (come nausea e vomito) provocati dalle cure tradizionali. In otto capitoli di agevole consultazione, il pamphlet passa dunque in rassegna i trattamenti di supporto basati su un approccio psicologico, le manipolazioni, i metodi biologici. Tre le raccomandazioni essenziali: «naturale non è sinonimo di innocuo», la verifica del contenuto e della provenienza dei farmaci, e il «no» allautomedicazione: anche le cure convenzionali - ripetono gli addetti ai lavori - vanno adottate in base alla prescrizione degli specialisti. Il rischio, infatti, è che sostanze apparentemente innocue possano interferire con le cure tradizionali come la chemioterapia, vanificandone leffetto o, peggio ancora, danneggiando il malato.
«Troppo spesso - spiega Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco dellIss - lutilizzo di questi trattamenti avviene senza che si dica nulla al proprio medico curante».
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