Turandot sposa il principe Calaf a Caracalla

da Roma

Durante una festa di paese - perché no a Torre del Lago? - arriva in piazza un carro di Tespi; si rappresenta una storia cinese, la favola di Turandot, con il concorso degli ignari paesani. Ognuno assume un ruolo con relativo costume, e Turandot di Giacomo Puccini, ha inizio. «Popolo di Pechino», grida il banditore, il principe di Persia, l'ultimo pretendente alla mano della principessa, sta per essere decapitato, non avendo saputo sciogliere gli enigmi previsti. Fra la folla, si fa avanti spavaldo un altro pretendente, catturato dallo sguardo della principessa. Non servono a dissuaderlo dall'impresa rischiosa i consigli della folla e di suo padre, vecchio e malandato re finito in cattività in Cina, assistito dalla schiava Liù. Lui scioglie gli enigmi e dunque Turandot deve sposarlo. Ma il principe pone a sua volta un enigma alla principessa: deve indovinare il suo nome. Liù, l'unica che può rivelarlo, si sacrifica, offre al principe il suo silenzio, uccidendosi. A questo punto, dove termina la musica di Puccini, morto di cancro senza poter completare l'opera, Brockhaus dichiara conclusa la favola. Il seguito si svolge sempre in piazza, ma senza costumi; dalla favola si torna alla vita reale. Turandot come la terribile Elvira, donna del musicista; il principe Calaf, lo stesso Giacomo Puccini, e Liù, la tenera Doria Manfredi, cameriera di casa Puccini, spinta al suicidio dalla gelosia di Elvira. Ai piedi del carro-palcoscenico c'è già il sindaco con fascia tricolore, i testimoni, ed Elvira e Giacomo che, riconciliati, si uniscono in matrimonio.
Alain Lombard dal podio ha dato vigore all'opera pucciniana, strumentalmente innovativa; la compagnia di canto - nelle parti principali: Giovanna Casolla, determinata ancorché sicura nella voce; Antonello Palombi, Calaf di grande smalto; e Mina Tasca - Yamazaki, commovente, intensa Liù - risultava abbastanza omogenea ed apprezzabile.

Saltimbanchi, illusionisti, mimi, ballerine e comparse a volontà.
Applausi di rito dopo il triplice «Vincerò»; tutto esaurito; pubblico internazionale e di ogni età. Si replica da questa sera fino a giovedì 9 agosto.

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