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Turchi favorevoli al velo nell’università Il capo dell’esercito: «Lo Stato è laico»

Soltanto il 19% ritiene che il turban sia un simbolo politico. Erdogan replica al monito dei generali: l’epoca dei golpe è finita

Il 74% dei turchi è favorevole all’abolizione della sentenza della Corte Costituzionale che proibisce l’utilizzo del velo nelle università. È quanto risulta da un sondaggio della società A&G, ripreso da tutti i quotidiani del Paese, primo fra tutti Zaman, notoriamente vicino al partito filo-islamico del premier Recep Tayyip Erdogan.
La ricerca mette in evidenza altri dati, non meno inquietanti, che dimostrano come, a tre mesi dalle elezioni, l’egemonia dell’Akp, il Partito per la giustizia e lo sviluppo, si sia rafforzata, e quali mutamenti abbia messo in atto nella società. Il 70% dei turchi, infatti, dicono di non essere infastiditi dal fatto che la first lady, Hayrunissa Gul, indossi il turban, il velo islamico, e solo il 19% ritiene che questo venga utilizzato dalla maggioranza come simbolo politico. Le risposte si fanno leggermente più sbilanciate quando si tratta della situazione politica del Paese, e la nazione è divisa quando si parla di cambiamento sociale. Il 48,8% ritiene che non vi sia alcun processo di islamizzazione in atto, mentre il 31,4% è di parere opposto. Il 19,8% non sa esprimere un’opinione a riguardo.
Numeri a parte, nell’unico Paese della Mezzaluna a vocazione europea la situazione rimane tesa. In primo piano la contrapposizione tra l’establishment militare, storicamente laico, e il governo di impronta filo islamica. Erdogan, che continua a sottolineare gli sforzi del Paese per entrare in Europa, ieri ha dichiarato che da tempo la Turchia ha imboccato la strada della democrazia, e che l’epoca dei golpe è finita. Se si trattava di un messaggio rivolto all’esercito, le sue parole sono state vane.
Sempre ieri, infatti, il capo di stato maggiore dell’esercito, generale Yasar Buyukanit, durante un discorso ufficiale in un’accademia militare, non gliele ha mandate a dire. Parlando a una platea di soldati, l’ufficiale ha sottolineato che il concetto di laicità dello Stato e la Costituzione non posso essere cambiati, e che nessuno «deve avere l’ardire di cambiare la nazione fondata da Atatürk». Il generale ne ha anche approfittato per definire «sostenitori del Pkk» i deputati curdi che siedono in Parlamento e con i quali il premier Erdogan starebbe avviando contatti per far approvare la nuova Costituzione con un consenso più ampio.
Intanto il neoeletto presidente della Repubblica, Abdullah Gül, ieri si è presentato in Parlamento per inaugurare la nuova legislatura. C’era tutta l’opposizione, ma l’esercito ha dato forfait per l’ennesima volta, segno che la frattura tra i due poteri appare insanabile.
L’appuntamento è alla prossima polemica, probabilmente il 29 ottobre, festa della Repubblica e compleanno di Gül, quando per la prima volta si potrebbero vedere donne velate invitate ufficialmente al palazzo presidenziale. I militari e l’opposizione hanno già fatto sapere che non parteciperanno.

Stupirebbe il contrario.

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