La Turchia apre a Cipro per entrare in Europa

Barroso: «Un passo avanti». Ma l’Ue resta scettica e nel Paese della Mezzaluna c’è già aria di rivolta

Marta Ottaviani

da Istanbul

Il Commissario all'allargamento, Olli Rehn, ha parlato ironicamente di golden goal e, in effetti, quella fra Turchia e una parte di Unione Europea sul nodo Cipro, si sta trasformando in una sfida giocata a tutto campo, prima che finiscano i tempi supplementari e si vada ai calci di rigore.
Ieri, fin dalla prima mattina, Bruxelles è stata travolta dalle notizie che arrivavano da Ankara e che annunciavano un'apertura turca sulla questione Cipro, dopo il pesante cartellino giallo dello scorso 29 novembre, quando la Commissione ha raccomandato il congelamento di 8 su 35 capitoli negoziali ancora aperti. Una mossa arrivata subito dopo l'apertura di Papa Benedetto XVI all'ingresso della Turchia in Europa e che ha colto di sorpresa il governo turco e mandato su tutte le furie il premier Recep Tayyip Erdogan.
Una prima proposta, trasmessa solo oralmente e molto somigliante a quella della presidenza finlandese, parlava dell'apertura di un porto e un aeroporto (verosimilmente Famagosta ed Ercan) alle merci provenienti dalla parte greca di Cipro in cambio però della fine dell'isolamento commerciale della parte turca dell'isola. In serata è circolata una seconda proposta, che sarebbe stata spedita dal ministro degli Esteri Abdullah Gül agli ambasciatori dei 25 Paesi dell'Unione, riuniti per trovare una soluzione in vista della riunione dei ministri degli Esteri di lunedì prossimo. L'offerta è articolata in tre punti. Al primo prevede l'apertura, senza contropartita ma con limite temporale di un anno, di due scali nella parte turca dell'isola. Secondo i media turchi si tratterebbe di due porti, ma alcune fonti diplomatiche parlano di un porto e di un aeroporto: non è giunta alcuna conferma a riguardo. Al secondo e terzo punto ci sono due richieste: l'apertura dell'aeroporto di Ercan, nella parte turca dell'isola, ai voli internazionali e la creazione di una piattaforma comune per la riunificazione dell'isola. Un discorso a parte merita la questione cittadina settentrionale di Varosha (ex greco-cipriota e attualmente deserta) che, secondo Ankara, sarebbe da trovare in sede Onu e con il supporto tecnico dell'Ue.
Un proposta, quella turca, che in Europa ha riscosso pareri favorevoli, ma anche molte critiche. Il presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso ha dichiarato che quello della Turchia è un importante passo avanti e deve essere accolto favorevolmente. Moderatamente ottimista il ministro degli Esteri tedesco Franz-Walter Steinmeier, che ha definito il Paese della Mezzaluna «cautamente pronto a fare concessioni». Erkki Tuomioja prende tempo. Il ministro degli Esteri, in un comunicato stampa, ha dichiarato: «L'iniziativa della Turchia è un passo positivo verso la piena applicazione del Protocollo di Ankara, ma deve ancora essere chiarita», aggiungendo subito dopo che l'esecutivo Erdogan non deve porre condizioni. C'è poi chi non vede l'ora di tirare fuori il cartellino rosso. La parte greca di Cipro ha espresso pareri molto critici sull'offerta turca. Ieri mattina, Christodoulos Pashardes, portavoce del governo di Nicosia, ha definito la richiesta di aperture dell'aeroporto di Ercan ai voli internazionali «completamente inaccettabile», mentre ieri pomeriggio la seconda proposta è stata bollata come una presa in giro.
Se in Europa gli animi sono contrastanti, in Turchia non fanno i salti di gioia. Il Chp, principale partito di opposizione, ha condannato la decisione del governo di Ankara, mentre molti lettori hanno scritto alle versioni on line dei principali quotidiani parlando di «svendita dei valori turchi». Nessun commento da parte dell'esecutivo di Recep Tayyip Erdogan, che sembrerebbe comunque fare sul serio. Stando ad alcune indiscrezioni trapelate sul quotidiano turco Zaman, negli ultimi due giorni il ministro degli esteri Abdullah Gül, avrebbe sentito più volte i suoi colleghi finlandese, tedesco e ceco.
Colloqui necessari per trovare una soluzione al nodo Cipro e far proseguire al Paese della Mezzaluna il suo cammino verso l'Europa, che vede proprio nell'isola, spaccata in due dal 1974, l'ostacolo più grosso. La parte greca dell'Isola, la Repubblica di Cipro, è membro dell'Unione Europea dal primo maggio 2004. L'altra, la Repubblica turca di Cipro Nord, è riconosciuta a livello internazionale solo da Ankara. Per il protocollo sull'unione doganale, firmato nel 2005, la Turchia deve aprire i suoi scali a tutti i Paesi membri dell'Unione, Cipro inclusa.

Ma il Paese della Mezzaluna, fino a ieri, si è sempre rifiutato di farlo perché significherebbe automaticamente riconoscere la parte greca dell'isola. Cosa che Erdogan ha più volte definito «inaccettabile». Mancano pochi giorni alla fine dei tempi supplementari. Per Ankara e l'Europa è venuto il momento di chiudere la partita.

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