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La Turchia chiude il suo spazio aereo ai caccia di Israele

Niente più caccia con la stella di David sui cieli della Turchia. È questa l’ennesima prova di forza di Ankara verso Israele per costringere l’ormai ex alleato strategico alle scuse ufficiali per il raid del 31 maggio scorso della Marina israeliana contro un convoglio di navi che portavano aiuti umanitari a Gaza e che costò la vita a nove cittadini turchi.
A dare l’annuncio è stato lo stesso premier turco, Recep Tayyip Erdogan, in una conferenza stampa a margine dei lavori del G20 a Toronto cui partecipa. «La Turchia ha chiuso il proprio spazio aereo a Israele», ha detto. Il leader non ha però precisato se lo spazio aereo del suo paese è stato chiuso solo ai voli militari o anche a quelli civili.
Fonti diplomatiche turche ad Ankara hanno confermato che un primo divieto di sorvolo del territorio turco a un velivolo militare israeliano era stato diffuso a poche ore dall’assalto alla flottiglia di attivisti pro palestinesi, quando ancora - nelle prime concitate ore del mattino - non era ancora chiara la situazione e si parlava addirittura di una ventina di morti e decine di feriti.
Come hanno spiegato le fonti, gli aerei militari israeliani (che dal 1996 erano autorizzati a compiere esercitazioni nei cieli della Turchia) dovevano comunque richiedere il nullaosta al sorvolo prima di ogni missione. Ma subito dopo l’assalto alla flottiglia, il pilota di un caccia israeliano si era visto negare tale autorizzazione.
Dopo che la dichiarazione di Erdogan era stata rilanciata dai media turchi, il ministero dei Trasporti israeliano ha fatto sapere di non avere ancora ricevuto alcuna comunicazione circa la chiusura dello spazio aereo turco ai velivoli israeliani e che, almeno per il momento, i voli proseguono regolarmente. Nei giorni scorsi la stampa israeliana aveva riferito che il governo di Ankara aveva già vietato il transito a un aereo militare israeliano diretto in Polonia. Il pilota israeliano - superata la comprensibile sorpresa - aveva subito cambiato rotta allungando però la durata del volo.
Se la chiusura dello spazio aereo turco si riferisca anche ai voli civili non è ancora chiaro nemmeno alle autorità israeliane ma, se ne fosse confermata la chiusura totale, la ripercussione maggiore sarebbe per la compagnia di bandiera israeliana i cui aerei diretti verso Europa orientale sarebbero costretti a sorvolare la Grecia con maggiori tempi di percorrenza e relativi maggiori costi di carburante. La chiusura dello spazio aereo turco viene a poco meno di un mese da una serie di misure adottate da Ankara per «punire» Israele dell’assalto alla flottiglia. Dopo aver richiamato in patria il proprio ambasciatore a Tel Aviv e aver minacciato di ridurre il livello della rappresentanza diplomatica in Israele, la Turchia ha chiesto l’istituzione di una commissione che svolga un’inchiesta «internazionale e imparziale» sull’assalto al convoglio navale e anche le scuse ufficiali dello Stato ebraico per l’accaduto.


Ma intanto Ankara continua anche a chiedere a gran voce la fine dell’embargo israeliano nei confronti della Striscia di Gaza e pure il risarcimento dei danni alle famiglie delle vittime turche del blitz israeliano.

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