Turchia nell’Unione Europea: la sfida di coniugare due culture

Il capo della Chiesa ortodossa greca, metropolita Christodoulos, è contrario all’ingresso della Turchia nell’Ue, perché l’Europa rischierebbe di privarsi dei valori fondamentali quali «la fede cristiana, la cultura classica e lo Stato di diritto». È chiaro che la questione è delicata e non si può procedere senza una verifica reale delle condizioni che l’Ue ha posto, tra cui il riconoscimento delle responsabilità storiche dell’Impero ottomano nel cosiddetto Genocidio armeno. Lo storico turco Taner Ackam in un suo significativo lavoro sul genocidio armeno sostiene che questo non viene riconosciuto dalla Turchia perché, anche dopo il crollo dell’Impero ottomano e l’avvento della Repubblica, il potere è sempre stato nelle mani della casta burocratica e militare che ha proprio programmato e realizzato il Genocidio secondo principi di gretto nazionalismo turco. Il giudizio di Ackam è interessante perché introduce un elemento di prospettiva che fa guardare in modo diverso anche alla questione dell’ingresso della Turchia nell’Ur.

Ackam invita infatti l’Occidente a guardare con attenzione al successo ottenuto nel 2002 dal Partito della giustizia e dello sviluppo, un partito che si propone di coniugare la cultura islamica con un assetto di tipo occidentale.

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