La Turchia protagonista a Massenzio

Lei fa pensare a una Antonia Arslan che, anziché dal Veneto, racconta gli armeni proprio dal cuore della Turchia, Paese da sempre negatore dei massacri inflitti a quel popolo dal 1915. Il suo nome è Elif Shafak, classe 1971, francese di nascita ma di origine turca, e questa sera arriva al Festival Letterature nove mesi dopo essere stata assolta dall’accusa di «offesa all’identità turca». Motivo dell’imputazione, il romanzo The bastard of Istanbul (pubblicato in Italia da Rizzoli), vero caso letterario in cui narra di donne, coraggio e rapporti «ritrovati» tra componenti turchi e armeni di una famiglia. Alla Basilica di Massenzio, la Shafak sarà ospite insieme con il turco Feridun Zaimoglu, da 35 anni trapiantato in Germania, autore del successo mondiale Kanak Sprak nel ’95. Lui, appunto, ha lasciato l’Anatolia da bambino e sa cosa vuol dire adattarsi a un contesto diverso e lontano. Entrambi saranno introdotti dai lavori dei videoartisti Shirin Neshat, Lida Abdul e Luca Pastore, e proporranno poi brani inediti, composti ad hoc per Massenzio, sul tema «vicino/lontano». «Leggerò un racconto che parla dell’atto di travalicare - spiega la Shafak - non solo i confini nazionali ma, ad esempio, i limiti del proprio “io”, in modo simile alla dilatazione che accompagna un’esperienza trascende». La giovane autrice, che oggi vive tra Istanbul e Tucson, si paragona a una pianta con le radici aeree. Zaimoglu leggerà un racconto in un certo senso romano, dal momento che è stato concepito durante la permanenza all’accademia di Villa Massimo. «La storia è quella di una banconota da 10 euro che passa di mano in mano. Sono pagine che parlano di amore e di culture che si intersecano». Artista, sceneggiatore e giornalista, lo scrittore (di cui in Italia uscirà Leyla per i tipi del Saggiatore) ha conquistato la celebrità grazie al libro d’esordio, Kanak Sprak, sulla lingua e le usanze dei turco-tedeschi. «Si tratta di una lingua piena di stacchi, più brutale del rap ma molto poetica. Sono arrivato alla letteratura solo 12 anni fa, prima ho anche vagabondato e fatto parte di bande giovanili. Kanak, nell’Ottocento, in Moldavia indicava un popolo di origine slovena.

Poi è passato a significare “popolo di confine” e infine a designare gli emigrati italiani in Germania e i kanaki per eccellenza: i turchi».
Basilica di Massenzio al Foro Romano, ore 21. Ingresso libero (il botteghino apre alle 19).

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