Del Turco rivede il suo accusatore «L’ho trovato teso e dimagrito»

L’ex governatore d’Abruzzo e l’imprenditore Angelini si sono solo guardati negli occhi. Ma il confronto è rinviato per la ricusazione del gip

da Roma

Il faccia a faccia dura solo il tempo di uno sguardo. E nessuno dei due parla. Il “grande accusatore” della Sanitopoli abruzzese, Vincenzo Angelini, e l’ex presidente della Regione ora indagato Ottaviano Del Turco, si guardano negli occhi nell’aula numero 1 del tribunale di Pescara, ognuno conscio della verità.
L’incidente probatorio salta, perché i legali dei 10 accusati di associazione per delinquere, riciclaggio, concussione, corruzione, presentano varie eccezioni e l’istanza di ricusazione contro il gip Maria Michela Di Fine, che si pronuncerà oggi. Ai giornalisti Del Turco aveva detto che voleva guardare in faccia l’imprenditore della sanità privata, che lo accusa di aver preso con altri una tangente di 5 milioni e 800 mila euro. Per questo è finito in galera il 14 luglio, insieme a un nutrito gruppo di politici e imprenditori. Dopo aver incrociato in aula lo sguardo di Angelini, però, commenta solo: «L’ho guardato in faccia e l’ho trovato molto dimagrito e molto teso». Lui dice di essere «assolutamente sereno, anzi sempre più sereno», di sperare dopo 2 mesi di «poter dare alcune risposte» e di poter chiarire «questa vicenda in tempi rapidi, anche se ho notato nel frattempo grandi contraddizioni e se guardo agli altri grandi processi abruzzesi, tremo un po’ per i tempi». Però, i legali suoi e degli altri accusati (che Del Turco non incontrava dal momento dell’arresto) fanno rinviare il confronto, tra le proteste del pm Nicola Trifuoggi, per il quale «è solo una perdita di tempo». Il procuratore dice di non capire questa inutile strategia dilatoria: «Prima gli indagati chiedono di poter parlare con Angelini, poi i difensori impediscono l’incidente probatorio».
L’imprenditore, commenta: «Del Turco vuole guardarmi negli occhi? Si vede che non ha altro di meglio da fare». Sul merito, Angelini sfugge: «Non posso parlare». E spiega che negli ultimi 2 mesi è «rimasto blindato in ufficio a lavorare».
L’ex governatore, arrivato prestissimo in tribunale per firmare la ricusazione del gip insieme agli altri, sfoggia sicurezza e dice che c’è un’aria «tranquilla». È pronto a tornare a Collelongo, il suo paese. «E non mi fate ripetere la stessa frase - scherza con i giornalisti -: “Beato chi ha Collelongo”. In effetti sento di avere un privilegio». Ma quella che Del Turco ha davanti è una settimana lunga e impegnativa. Il re delle cliniche private abruzzesi, Angelini, probabilmente in aula confermerà le accuse di aver pagato 15 milioni di tangenti ai politici regionali di entrambi gli schieramenti. Per il pm, «il chiarimento delle posizioni dovrebbe essere nell’interesse soprattutto degli indagati». E Trifuoggi aggiunge: «Sappiamo che Angelini non è San Francesco, che è un tipo spregiudicato. Se non dovesse parlare più qualche problema ce lo arrecherebbe, ma non grave. La Procura andrebbe avanti lo stesso: oggi siamo ancora più convinti di aver trovato la verità».

È pur vero che non si è trovato il cosiddetto tesoro delle tangenti, ma il pm spiega: «Trovare i soldi è l’ultimo dei nostri problemi, anche se è una ipotesi suggestiva. Alcuni li abbiamo trovati, magari non quelli del principale accusato. Ma a noi interessa provare la dazione, se poi sono spariti... Anche della maxitangente Enimont si è trovato poco, ma la sentenza è definitiva».

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