Turismo, Colosseo e Vaticano non bastano più

Jacopo Granzotto

Con i punti di vista si muove il mondo e si mettono toppe dappertutto. Per esempio nel settore turistico, un segmento di mercato che a Roma attraversa una crisi innegabile. E mentre il sindaco Veltroni annuncia un trend positivo di presenze, l’Ufficio italiano cambi documenta la fuga progressiva dai prezzi e dai servizi offerti a turisti e pellegrini. In poche parole meno soldi che girano. Questo nonostante il pieno di monumenti, musei, chiese, ville romane, pizza-pasta e papa tedesco che Roma può mettere sui dépliant, un patrimonio unico ma che non basta per tenerci agganciati alle grandi metropoli europee.
Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio, il turismo estero resta un fattore critico per l’industria italiana anche se ci sono realtà al nord, come Bolzano e Aosta, che marciano spedite. Mare a parte (per fortuna l’italiano non ha ancora scoperto le Dolomiti), le grandi città d’arte italiane, tra cui Roma e Firenze, complice forse le afose temperature estive, perdono colpi.
Nello specifico romano persino la fumosa, grigia Berlino ci supera. Già, perché con 13 milioni di pernottamenti all’anno la metropoli tedesca è al terzo posto nella graduatoria europea dopo Londra (60 milioni), Parigi (30) e prima di Roma che arranca con 12 milioni di presenze. Nel dettaglio che a noi interessa di più, la spesa dei turisti stranieri nei primi 3 mesi del 2005, nel centro e, in particolare nel Lazio passa da 839 a 792 milioni di euro, mentre tra le province, Roma passa da 816 a 769 milioni di euro.
Cosa manca alla Città Eterna? Di monumenti ne ha in quantità, i prezzi sono certamente inferiori a quelli londinesi o berlinesi. Manca però la capacità di gestire una ricchezza unica al mondo.
La realtà è che monumenti (preda dei centurioni venuti dall’Est) e chiese (terreno di mendicanti) non sono probabilmente ciò che la maggior parte dei turisti cerca, soprattutto quando fa molto caldo come in questi giorni. Fa parte dell’indolente mentalità italiana pensare che Roma significhi «monumento», ma gli stranieri vogliono altro: ambienti interessanti, ben serviti, climatizzati e soprattutto non cari. E invece si ritrovano il bar surriscaldato dove i piatti di pasta sono surgelati e dove il vino annega nell’acqua. Se poi aggiungiamo buche, traffico, clima inquinato e rom perché mai uno dovrebbe venire a Roma?
La colpa, secondo Veltroni, è tutta del governo incapace di coagulare le forze verso un unico obiettivo. «L’Italia non può essere un Paese che non ha una politica nazionale del turismo - ha dichiarato Veltroni nel corso dell’Assemblea di Confesercenti -. La Francia investe per la promozione di se stessa, noi abbiamo coriandolizzato gli interventi». Invece l’Italia, che «ha una immensa ricchezza, meriterebbe di essere promossa e sostenuta. Possibile - si è chiesto - che nelle graduatorie del turismo scendiamo invece di salire?».
Su Roma, il sindaco ha fornito cifre «in controtendenza». A maggio gli arrivi sono cresciuti del 4 per cento e le presenze del 7 per cento.

Nei primi cinque mesi arrivi e presenze sono aumentati del 7,5 per cento. Inoltre si starebbe allungando la durata del soggiorno. Tutte favole che nascondono la realtà ineluttabile di una città che si adagia sugli allori di un passato ormai troppo lontano.

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