Turismo con la maggioranza in vacanza

Turismo con la maggioranza in vacanza

Paola Setti

Se rivoluzionerà davvero il turismo ligure saranno i fatti di domani a dirlo. Quelli di ieri, di fatti, non lasciano ben sperare. La Grande Riforma firmata dall’assessore Margherita Bozzano dopo un tormentato percorso fatto di teste saltate, dimissioni misteriose, mesi di stop and go in commissione, ieri è stata approvata con soli 16 voti da una maggioranza che in consiglio regionale ne conta ben 27, tutta colpa degli assenti più o meno giustificati, fra gli altri un Tirreno Bianchi il capogruppo dei Comunisti italiani che è contrario all’istituzione prevista dalla legge della nuova figura del presidente, e tutta colpa dei presenti demotivati, come Rosario Monteleone della Margherita che s’è ben guardato dal metterci il suo voto, e che anzi a fine seduta urlava ai compagni di coalizione: «Così imparate ad avere rispetto delle persone». Di più, il testo è passato dopo che il centrosinistra s’è visto costretto ad accogliere ben 27 emendamenti, ottima media su 30 articoli, presentati da Matteo Marcenaro della lista Biasotti, perché senza quelle correzioni la normativa avrebbe saltato a pié pari troppe questioni fondamentali, dal ruolo delle Camere di Commercio alla definizione degli Iat, gli uffici di informazione e accoglienza turistica.
Dulcis in fundo, la legge non entrerà in vigore immediatamente, perché ieri l’assemblea ha bocciato l’urgenza: avrebbe dovuto chiederla con un emendamento l’assessore Bozzano, che però resasi conto che in aula la maggioranza non poteva contare su un numero sufficiente di consiglieri s’è intimorita e ha ritirato l’emendamento. Le è andato in soccorso Mino Ronzitti il presidente dell’assemblea, ma a quel punto il centrodestra s’è infuriato, e a riparare non sono bastate le preghiere di Michele Boffa della Margherita che pure s’è persino appellato all’«ispirazione del cuore» riconoscendo che «abbiamo fatto un errore a non chiedervi di votare l’urgenza, ma adesso vi chiediamo di aiutarci perché non abbiamo i numeri per votarla da soli». Figurarsi, si può immaginare la reazione di Gianni Plinio il capogruppo di An: «Gli errori si pagano, e poi questa legge è una ciofeca». Per il momento la «rivoluzione Bozzano» non convince granché, del resto lei stessa dice che «sarà un percorso lungo e difficile e perché funzioni dipenderà da noi e dai cittadini».
Ieri, mentre dai banchi della giunta l’assessore difendeva se stessa più che la legge all’urlo di «sono stufa di farmi dare della dilettante, dell’incapace e della confusa», nei posti riservati al pubblico c’era Angelo Galtieri presidente dell’Unione provinciale albergatori di Savona. Lei spiegava che trattasi di «buon provvedimento che consentirà alla Regione e all’agenzia regionale In liguria di stare al passo con l’evoluzione della situazione sul territorio», lui commentava che «in verità il territorio viene relegato in un ruolo decisamente inferiore rispetto alle sue attuali competenze, come svuotato: ci si concentra solo su Genova e sul brand Liguria». Lei aggiungeva che «non è vero che non abbiamo cercato il confronto con le categorie, magari ci è sfuggita qualche istanza ma il confronto c’è stato», lui sorrideva amaro che «è proprio così: il confronto c’è stato, ma le nostre istanze sono sfuggite». Insisteva lei sul ruolo delle Province e dei Comuni cui verranno demandate le funzioni delle Apt, segnalava lui che c’è un problema economico serio, perché di anno in anno Province e Comune di Genova dovranno sperare nel buon cuore dell’assessore, «visto che ci sono pochissime risorse e oltre la metà se ne vanno in stipendi».
In mezzo gli episodi da «breviario delle brutte figure». Luigi Patrone di Gente della Liguria che presenta un emendamento ma poi non lo vota. E il siparietto Bozzano-Plinio. Lei che sbraita: «Sono stufa di farmi insultare». Lui che interrompe: «Si calmi signora».

Lei che s’inalbera: «Stia zitto e mi faccia parlare». Ronzitti che prova a spiegarle che «le provocazioni non vanno raccolte». sarà per la prossima volta, in fondo l’assessore era solo al suo secondo intervento in aula in oltre un anno di legislatura.

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