Turone e Colombo: «Battisti ci ripensi e si consegni allo Stato italiano»

Giustizia, almeno intellettualmente, è fatta. Affollatissimo e silenzioso, l’incontro di ieri a Mantova sul «caso Battisti», con i magistrati Giuliano Turone e Gherardo Colombo. Il libro di Turone s’intitola Il caso Battisti. Un terrorista omicida o un perseguitato politico? (Garzanti). Ma nonostante il punto di domanda e per quanto l’autore abbia subito voluto distinguere i fatti (carte processuali e sentenze) dalle opinioni, è chiaro l’impianto del saggio-inchiesta: «Tutti i processi ai Pacs, la formazione nella quale militava Battisti, sono stati equi e regolari. La corte di Strasburgo ha detto che il processo italiano in contumacia con la richiesta di estradizione di Battisti è stato gestito correttamente». Quindi Turone ha rilanciato dal palco l’appello che nel libro è affidato alle ultime righe: «Cesare Battisti, mettiti una mano sulla coscienza e consegnati allo Stato italiano». Appello sottoscritto da Colombo, che si dice «d’accordissimo».
Niente applausi. Comunque Turone - che si è occupato di criminalità mafiosa, economica ed eversiva e che condusse insieme a Colombo l’inchiesta su Michele Sindona – è stato deciso: «Battisti e i suoi fan dicono che negli anni ’70 in Italia c’è stata una guerra civile. No. C’è stata una frangia di eversori e terroristi che hanno perseguito una loro linea ideologica finalizzata alla presa del potere, credendosi l’avanguardia di una fantomatica parte del Paese».

E gli intellettuali che continuano a difendere Battisti? Turone cita Marc Lazar che parla della gauche francese: «Sono radical-chic un po’ snob invidiosi nei confronti di chi ha imbracciato le armi e ha fatto la rivoluzione armata». Mentre loro erano seduti in salotto a parlare. Nessun applauso.
LuMas

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