Il Comune nomina il difensore civico, e poi lo mette in naftalina. La coscienza è a posto, la coerenza meno. A denunciarlo è lo stesso «difensore dei cittadini», il professor Bruno Orsini, davanti ai membri della commissione Affari istituzionali del consiglio comunale. Con labituale, riconosciuta signorilità, ma anche con fermezza, Orsini spiega ai commissari la difficile situazione in cui è costretto a operare, «situazione - dichiara - cronologicamente correlata al verificarsi di eventi tali da compromettere la visibilità e le funzioni della Civica Difesa». Mica poco: si tratta dellassenza, nella segnaletica interna di Palazzo Tursi, di indicazioni sullesistenza, lubicazione e laccessibilità dellufficio del difensore civico, e addirittura «dellassenza di qualsiasi indicazione dellesistenza e del numero telefonico della Civica Difesa nellelenco telefonico 2008/2009».
Non basta: il Comune non ha confermato «lunico incarico dirigenziale a supporto dellufficio, ridotto a sole tre unità» ed è stato eliminato il difensore civico «tra i fruitori delle spese di viaggio». Ce nè abbastanza, per il primo trimestre di incarico, per stabilire che, della Civica Difesa, a Tursi non è che gliene importi tanto. «Eppure, si tratta di un incarico fondamentale per la tutela dei diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione» sottolinea Alberto Gagliardi, consigliere di Forza Italia e membro della commissione Affari istituzionali. E aggiunge: «Orsini è stato votato dal consiglio, che resta il solo interlocutore oltre al sindaco e al segretario comunale. Non si capisce il comportamento di Tursi che si dimostra ancora una volta inaffidabile e lascia il difensore civico senza i mezzi per funzionare». Ma il professor Orsini, psichiatra, più volte parlamentare della Dc e membro di governo, non è uno che demorde. Tantè che, anziché rassegnarsi e ritirarsi sullAventino, rilancia il progetto.
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