Tursi cancella le prime scritte vandaliche: puliti i muri di vico Indoratori e via Scurreria

di Ferruccio Repetti

Su quei muri di vico Indoratori e via Scurreria avevano scritto, a caratteri cubitali: «Alpini infami, andate a morire a Nassiriya». Non c’era neanche bisogno di una firma, tanto si capiva benissimo che, a esprimersi così, erano stati, loro sì, degli infami veri, che nulla avevano mai avuto a che fare con gli Alpini, con il coraggio degli Alpini, con l’abnegazione degli Alpini, con la determinazione degli Alpini, con l’altruismo degli Alpini. Non è vano ricordare ancora una volta che, in pace e in guerra, i soldati con la piuma sul cappello - come i loro colleghi delle altre Armi - danno anche la vita per difendere disinteressatamente tutti gli Italiani. Compresi quelli che li oltraggiano.
Da ieri, quelle offese, quegli oltraggi hanno cominciato a sparire: come aveva promesso al Giornale dopo la serie di appelli dei lettori, il Comune ha avviato l’opera di cancellazione di tutte le scritte dai muri della città, non solo di quelle che offendono e oltraggiano una ben determinata parte politica e sono comunque da condannare. Dunque la «macchina» di Palazzo Tursi - va dato doverosamente e piacevolmente atto - si è messa in moto. Lo conferma l’assessore Francesco Scidone che, d’intesa col «capofila» dell’operazione, il collega di giunta Pasquale Ottonello, ha verificato la mappatura delle scritte distribuite un po’ dappertutto in città, facendo partire i lavori di pulizia radicale. Una vittoria del Giornale, ma soprattutto una vittoria della città, senza distinzioni ideologiche o politiche di parte.
Intanto gli appelli dei lettori non accennano a diminuire e hanno toccato quota 470. Anche ieri ne sono arrivati altri, tra cui quelli di Anna Maria Castronovo, Gilda Cassinelli, Maria Teresa Lunghi, Salvatore Bevilacqua, Maria Camilla Descalzo, Giuliano Gattorno, Alfredo Becker, Rita Magistrali. Sono arrivati, inoltre, in redazione altri quattro tagliandi «Cara Sindaco» che meritano una speciale sottolineatura.

Sono quelli di nonna Caterina, anche a nome del consorte Francesco - omettiamo, su sua richiesta, le generalità complete - che si rivolge al caporedattore Massimiliano Lussana con una lettera di accompagnamento ai tagliandi: «Hanno firmato - scrive Caterina - anche i miei due nipoti Marco e Mattia all’insaputa della loro mamma. Hanno 11 e 15 anni». Insomma, non c’è età minima o massima per censurare le scritte infamanti. E i loro infami autori.

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