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Per Tursi la moschea non si discute

(...) del municipio I Centro-Est, Aldo Siri (Lista Biasotti), davanti alla sala gremita presso la scuola Duca degli Abruzzi. Tutto il quartiere accorso (ieri pomeriggio) per discutere della costruzione del primo minareto della Liguria al Lagaccio. Un incontro al quale hanno partecipato gli assessori municipali Roberta Bergamaschi (Pdl) e Milena Pizzolo (An).
Assenti invece i vertici comunali che, con un comunicato stampa inviato dopo l'inizio dell'assemblea, ha deciso di non partecipare all'incontro «perché non è stato concordato e, soprattutto, perché non si pone come spazio di confronto tra posizioni diverse ma esprime una preventiva chiusura alla questione».
E invece le posizioni diverse ci sono state eccome. Chi si dichiara contrario alla moschea tout court e chi dice che la moschea deve essere realizzata ma non lì, al Lagaccio. Senza contare qualche provocatore no global delle Terre di nessuno che riesce a prendere la parola rischiando di far scatenare una rissa. «Mi sembra di diventare come Lampedusa. Noi non è che non vogliamo la Moschea, non la vogliamo qui», prende la parola il primo intervento seguito a ruota da una signora: «La moschea oltre essere l'unica in Liguria diverrebbe un centro di attrazione anche da Piemonte e Toscana creando un traffico insostenibile per la zona già povera di infrastrutture per cause imputabili allo stesso Comune». La moschea si può fare ma non qui e a condizione che «si chiedano garanzie sul ruolo di culto che deve avere scopi esclusivamente spirituali». Raccomandazioni inutili per un altro residente: «La comunità musulmana per il 90 per cento non frequenta la moschea. Non si vede quindi perché si debba fare una cosa assolutamente inutile. Tanto più che le moschee non sono un ruolo di culto come si crede ma un luogo di aggregazione sociale e politica».
La acque si animano quando una ragazza prende la parola. «Voglio intervenire per un motivi contrario al vostro, questo è un quartiere fortemente popolato da immigrati meridionali» attacca la provocatrice, che la gente inizia a rumoreggiare, a friggere sulle sedie, a fischiare. «Per cortesia. Per cortesia», urla Siri per chetare le acque. Niente da fare. Fino a quando dal pubblico arriva il consiglio: «Lasciate parlare la ragazza così se ne va». «In questo quartiere c'è uno strisciante razzismo che molti di voi hanno provato sulla propria pelle. Che senso ha tutto il lavoro delle maestre se poi i loro genitori e i loro nonni si comportano così». Urla, strilli, insulti, gli agenti in borghese della Digos che chiamano la radio e fanno avvicinare le macchine: «Qui scoppia un casino». Ma dopo un po' il clima si rasserena. «Io dico al sindaco che ho votato che mi vergogno. Sono anni che si parla dell'allargamento della strada di via del Lagaccio e ora si farà forse, non per noi per la Moschea», prosegue il dibattito che inevitabilmente mette sotto accusa la scelta dell'amministrazione comunale: «Io sono un votante pentito del centrosinistra. Il problema é logistico. Non dobbiamo far passare per razzismo questioni logistiche. Noi cristiani dove abbiamo messo i santuari? Sui monti, lontani dai centri abitati». «Macché razzismo! Sono loro, i musulmani che sono razzisti e ci considerano impuri e infedeli» si rianimano gli animi. Tanto più, dopo che l'assessore Bergamaschi mette in guardia sulla possibile istituzione di una scuola coranica nella nuova moschea.

Apriti cielo! Ci pensa il consigliere municipale Enrico Cimaschi (Lista Biasotti) a cercare di tranquillizzare il pubblico: «se tutto il quartiere ci appoggia la Vincenti non potrà non ascoltarci». Tanto più che, fa notare Gianfranco Gadolla (An) che se nel Munipio avesse vinto il centrosinistra non si sarebbe neanche fatta l'assemblea.

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