Tursi «riesuma» i morti di San Benigno

Martedì verranno discusse le mozioni presentate da Lega e An oltre un anno fa per ricordare le vittime innocenti

Tursi «riesuma» i morti di San Benigno

Disperse. Un po’ come le molte centinaia di genovesi rimasti sepolti nel crollo della galleria di San Benigno. Disperse, tra le scartoffie e gli atti del Comune, erano le mozioni presentate da Lega Nord e Alleanza nazionale più di un anno fa, per chiedere che l’amministrazione si degnasse di ricordare le vittime innocenti dell’esplosivo fatto saltare in aria dai partigiani. Ora vengono «riesumate» per essere discusse quando non servono più. O meglio, quando non hanno più la carica emotiva che avrebbero avuto quando sono state presentate. Cioè a pochi giorni dal sessantesimo anniversario della strage di San Benigno che ancora oggi fa arrossire la sinistra e la Resistenza tutta.
Compaiono nell’ordine del giorno del consiglio comunale del prossimo martedì. Sono le mozioni numero 833, 844 e 849 firmate da Edoardo Rixi della Lega e da Gianni Bernabò Brea, Giuseppe Murolo e Aldo Praticò di An. In tutte, dopo il numero progressivo, c’è scritto «/2004», perché erano state protocollate prima del 10 ottobre 2004, data del sessantesimo anniversario. Non solo hanno aspettato un anno, ma sono state tenute da parte anche un paio di mesi in più. «Certo - esplode l’indignazione di Rixi -. Quella mozione era relativa alle commemorazioni dello scorso anno, che sono passate da un pezzo. Ma non sono state messe a calendario neppure nel settembre/ottobre di quest’anno. Discutendole martedì la maggioranza ha la certezza che nessuno se le ricorderà più tra un anno, quando la strage di San Benigno tornerà a scuotere i genovesi, restando una delle ferite più tragiche mai rimarginate vissute dai cittadini inermi».
Le richieste contenute nella mozione sarebbero comunque sempre attuali, e anche il grave ritardo potrebbe in parte essere recuperato in caso di accoglimento. «Meglio tardi che mai - aggiunge Rixi -. Avevamo chiesto che venisse dedicata una via alle vittime di San Benigno, di un episodio troppo misterioso sul quale non si è voluto mai fare piena luce, soprattutto dopo che sono spariti tutti in circostanze oscure tutti i testimoni. Ma intanto rischierebbe di finire come sempre. anche se il Comune la approvasse, non sarebbe seguito a quanto si è impegnato a fare». Il riferimento del consigliere leghista è esplicito e tira in ballo una sua mozione che il 9 ottobre 2002 era stata approvata dal consiglio comunale, nonostante alcune correzioni. «Riguardava i moti del 1848 e del 1849 - ricorda -. Accoglieva un po’ lo spirito delle rivendicazione del Movimento indipendentista ligure, che chiede da sempre giustizia per la strage di genovesi ordinata dai Savoia ai bersaglieri e per il sacco della città. Non ottenni l’intitolazione di una via, ma almeno la posa di una targa nell’atrio di palazzo Tursi. Era una cosa che non sarebbe stata strumentalizzabile. Eppure da tre anni il Comune non ubbisce a se stesso. Quella targa non c’è. E così pure, celebrare i morti di San Benigno sarebbe un gesto per unire tutti i genovesi».
Invece niente. Invece al cimitero della Castagna, i pochi corpi recuperati dalle macerie sono sepolti dove neppure i familiari possono andare a deporre un fiore. Lapidi abbandonate all’incuria anche perché distanti circa mezzo chilometro dall’ingresso del camposanto e irragiungibili a causa di enormi voragini e scarpate. «Da anni mi batto per porre una soluzione a questa indecorosa situazione - interviene Gianni Bernabò Brea, capogruppo di An in Comune -. Una delle due mozioni che discuteremo finalmente martedì fa proprio riferimento allo stato del cimitero della Castagna. Chiedevo e chiedo ancora che le vittime del crollo delle gallerie possano ottenere almeno una sepoltura decorosa. È invece una vergogna che sia caduto tutto nel dimenticatoio, comprese le nostre stesse mozioni».
Tra l’altro, nel sessantesimo anniversario della liberazione sono stati spese cifre enormi da parte degli enti pubblici impegnati nella commemorazione della Resistenza. Il presidente del consiglio regionale Mino Ronzitti, rispondendo alle accuse di Gianni Plinio, aveva anche garantito che non sarebbero stati finanziati solo progetti di esaltazione dei partigiani. Ma le mozioni di Lega e An, che avrebbero potuto chiedere più attenzione e l’inserimento nel calendario ufficiale della data del 10 ottobre 1944, sono state ritardate. «Questo è il fatto grave - insiste Bernabò Brea -. Il crollo di San Benigno è un fatto troppo grosso e ancora troppo doloroso per i genovesi. E non è ammissibile che ogni anno, alla celebrazione che viene fatta nella caserma dei vigili del fuoco non partecipino mai le autortà in forma solenne». Eppure erano stati massacrate centinaia di cittadini inermi, intere famiglie di lavoratori che vivevano nelle palazzine soprastanti, centinaia di rifugiati che si nascondevano nelle gallerie per scampare ai bombardamenti alleati.

Il deposito di esplosivo saltato in aria per mano partigiana cancellò tutto mentre don Bruno Venturelli diceva messa. Fu una strage di civili che la Resistenza e la sinistra cercano da sempre di passare sotto silenzio. Che crea imbarazzi. E che martedì arriverà in Comune, pur se in ritardo.

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