«Non sono in grado di prendere impegni a nome di una futura amministrazione», con queste parole il vice sindaco Alberto Ghio, in merito alla discussa questione dello stabile di via Bertani occupato dal centro sociale Buridda, se ne è lavato le mani. La patata bollente passerà alla futura giunta che prenderà posto nella sala rossa di Palazzo Tursi. Ieri in sede consiliare è stata approvata la delibera che prevede il passaggio di proprietà dall'Università di Genova al Comune, (23 i voti favorevoli, 7 contrari Forza Italia e Castellaneta di Liguria Nuova, un astenuto Repetto dell'Udc e Rifondazione comunista non ha votato). «La giunta - accusa il consigliere di Alleanza Nazionale Giuseppe Murolo -, non ha voluto impegnarsi a riferire al consiglio quali siano le modalità e i tempi per l'effettivo sgombero dell'immobile tuttora occupato abusivamente, e neppure ha voluto prendersi l'impegno di accertare gli eventuali danni causati allo stabile e perseguire civilmente e penalmente coloro che in questi anni hanno provocato il deterioramento dellex sede della facoltà di Economia. Ormai il mandato della giunta Pericu sta per scadere e allora la mela avvelenata se la dovrà mangiare chi subentrerà». Polemiche a non finire, urla, consiglieri che in segno di protesta volevano abbandonare l'aula. «Vergogna!- ha gridato Giuseppe Cecconi di Forza Italia -. Presidente, la consigliera Poselli di Rifondazione comunista dovrebbe uscire dalla sala perché è di parte avendo il figlio che è uno del Buridda!». «Se c'è un conflitto d'interessi spetta al consigliere uscire dall'aula» risponde Emmanuele Guastavino. Ma nulla. Patrizia Poselli è rimasta saldamente seduta al proprio posto. «Non vedo che tipo di conflitto d'interesse ci sia - ha replicato -, è vero che uno dei miei figli di tanto in tanto va in via Bertani per partecipare a spettacoli teatrali, a concerti, a presentazioni di libri, penso che non ci sia nulla di male. Quei ragazzi hanno bisogno di spazi ed è giusto che vadano a prenderseli». La frase pronunciata dalla Poselli ha provocato l'ennesima spaccatura nella maggioranza.
«Non sono d'accordo - ha risposto il consigliere Gabriele Gronda della Margherita -. Per fare esperienze associative non è necessario e non è giusto andare contro la legge. Non è lecito occupare stabili solo perché sono liberi». In soccorso della Poselli è subito intervenuta la «compagna» Laura Tartarini. «Non bisogna guardare negativamente dei ragazzi che violano la legge per soddisfare bisogni collettivi - ha detto -. Se non c'è stato ancora uno sgombero dello stabile vuol dire che in fondo sia il Comune sia l'Università riconoscono che il Buridda risponde a bisogni sociali. I ragazzi del Laboratorio fanno cose importanti e di alta qualità. E dopo i primi tempi in cui la convivenza con gli abitanti di via Bertani era difficile, da circa due anni la situazione si è tranquillizzata, anzi i giovani che abitano nella zona sono felici che ci sia un centro di aggregazione che fa tante belle cose». L'opposizione non ci sta. «Via Bertani è un campo minato», tuona Murolo di An. «I residenti patiscono da troppo tempo la presenza del centro sociale Buridda - fa eco l'azzurro Nicola Pizio -.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.