Le tute blu sul piede di guerra Scajola incontrerà Marchionne

TENSIONI Rothe Erde: i lavoratori forzano il blocco della Cgil per tornare al lavoro

Da Nord a Sud, Fiat nell’occhio del ciclone. Passeranno la notte nel municipio occupato gli operai dello stabilimento di Termini Imerese che ieri hanno eletto provocatoriamente un collega primo cittadino, con tanto di fascia tricolore. Ad Arese, intanto, il Lingotto ha respinto la richiesta di ritirare i trasferimenti di 232 lavoratori dell’Alfa a Mirafiori: i sindacati, per tutta risposta, sono scesi in piazza e non escludono di bloccare l’autostrada oppure l’aeroporto di Malpensa. Una giornata che ha spinto il segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, a chiedere con «assoluta urgenza un incontro, convocato dal governo, con i sindacati, in cui l’azienda esponga il suo piano industriale». E in serata interviene il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola: «La situazione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese non va drammatizzata», dice, ricordando che il Lingotto ha garantito il mantenimento dell’attività produttiva dell’impianto, anche se dopo il 2011 la produzione di auto potrebbe essere sostituita con quella di altri prodotti, e annunciando che vedrà l’ad Sergio Marchionne, il 1° dicembre, sul piano industriale del gruppo, in preparazione del successivo vertice presieduto dal premier Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Si valuterà anche l’ipotesi di proroga degli incentivi alla rottamazione, annuncia la presidenza della Regione Sicilia,
Dal canto loro, le tute blu siciliane (1.300 nello stabilimento dove si produce la Lancia Ypsilon), di «riconversione» non vogliono sentir parlare - «è la premessa per la chiusura», dicono - e, d’accordo con il primo cittadino Salvatore Burrafato, non intendono lasciare il municipio senza aver ottenuto un colloquio con il ministro Scajola prima di Marchionne. Fim, Fiom e Uilm chiedono alla Fiat di rispettare l’accordo sottoscritto il 9 aprile 2008, quando l’azienda si impegnò a continuare la produzione e destinò a Termini Imerese investimenti per 550 milioni.
Intanto ad Arese il piano di chiudere il Centro stile, ultimo tassello del mosaico dell’Alfa Romeo, per trasferirlo a Torino ha ricompattato il fronte sindacale e lunedì prossimo si terrà la prima assemblea unitaria dei lavoratori davanti alla portineria centrale, la stessa che, nei momenti d’oro, vedeva passare 19mila dipendenti al giorno. Lunedì invece saranno poche centinaia (compreso il call center, Fiat conta in tutto mille dipendenti ad Arese), ma decisi a chiedere il coinvolgimento delle istituzioni che «si devono schierare, come ha fatto il sindaco di Termini Imerese», afferma Corrado Delle Donne (Slai-Cobas).
Rabbia e tensione, infine, alla Rothe Erde (gruppo ThyssenKrupp) di Visano, in provincia di Brescia, dove un’ottantina di dipendenti, che martedì mattina avevano aggirato il presidio - imposto dalla Fiom Cgil che da un mese blocca l’azienda contro 44 licenziamenti - per tornare a lavorare, sono stati bloccati all’interno e hanno potuto lasciare lo stabilimento solo verso mezzanotte.

«La Fiom non ha accettato la proposta, concordata con la prefettura, di rinviare i licenziamenti di un anno, grazie alla cassa integrazione straordinaria - spiega Claudio Baldassarre (Fim) -, ma questa indisponibilità blocca qualsiasi trattativa con l’azienda. Ci accusano, noi e la Uilm, di svendere i lavoratori ma noi vogliamo invece trovare una soluzione».

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