«Ferrania, per quanto ci riguarda, è una faccenda chiusa»: così si esprime limprenditore Vittorio Malacalza, che esce allo scoperto con la «sua verità», dopo mesi di riserbo sulle ragioni del ritiro dalla compagine azionaria (formata anche da Marcellino Gavio e dal Gruppo Messina) che doveva riconvertire e rilanciare lazienda di Cairo Montenotte. Ed ora che le voci parlano in qualche modo anche di un possibile «rientro» di Malacalza, finalizzato alla realizzazione del laminatoio che è indispensabile alle risorse della nuova struttura industriale, lingegnere dorigine piacentina tronca lipotesi sul nascere: «Dopo il mancato successo del primo piano di rilancio - dichiara Malacalza - era necessario avere unidea nuova e forte che si concretizzò nel progetto di laminatoio da costruire con un partner internazionale del livello di Baosteel, quinto produttore mondiale di acciaio. Questo progetto è stato studiato e finanziato dalla Famiglia Malacalza, assieme a Baosteel. È proprio su questa iniziativa che la famiglia Messina - accusa lindustriale - ha accampato diritti inesistenti. Di fronte alle reiterate richieste di partecipazione in una vicenda estranea allidea primaria, si è creata una rottura in assemblea tra i soci».
Fu così che né Malacalza, né Gavio sottoscrissero laumento di capitale, per cui «i Messina divennero i soli azionisti di Ferrania, e proclamarono la certezza di poter portare avanti i piani di laminatoio e Ferrania. Allo stato attuale - conclude Malacalza - non risulta siano stati compiuti progressi in tal senso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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