Che fa Rutelli? Lavora per il re di Prussia? Si prepara a saltare il fosso? Progetta la neo-Dc? O, più semplicemente, rifila un altro un altro colpo alla leadership di Romano Prodi? «Io parlo a titolo personale», spiega mentre annuncia la sua, largamente prevista, astensione sui referendum. Ma siccome è pur sempre il capo di un partito, eccolo precisare che il suo «è un rifiuto politico». Dietro, dunque, si presume che ci sia un programma. Per Sandro Bondi adesso «si aprono prospettive politiche inusitate», per Maurizio Gasparri invece «si tratta di una scelta strumentale che mira alla guida di un futuro schieramento neocentrista da contrapporre alla sinistra», mentre per Luca Volontè è soltanto «la premessa per un bipolarismo maturo».
Ma quale che sia il progetto, una cosa è certa: Francesco Rutelli da qualche settimana ha accentuato il suo movimentismo a tutto campo, accompagnandolo con una forte offensiva diplomatica nei confronti del Vaticano. La storia di per sé non è nuova e parte dal famoso secondo matrimonio in chiesa, celebrato quando era ancora sindaco di Roma. Ultimamente però la parte popolar-rutelliana della Margherita sembra aver moltiplicato le sue attenzioni verso le gerarchie ecclesiastiche, con un pizzico di nostalgia del partito unico dei cattolici.
In qualche modo lidea è stata ritirata fuori qualche giorno da dallex democristiano Enzo Carra. «È vero, con la fine della Dc è venuta a mancare la necessaria mediazione tra cattolici e Stato - ha detto il polemizzando con Massimo DAlema che attaccava linvito della Santa Sede ad astenersi - eppure i cristiani hanno tutto il diritto di rappresentare e difendere i propri valori e farlo con tutti gli strumenti concessi dalla Costituzione». E dalla battaglia sulla procreazione, ha aggiunto, nasce «un problema da risolvere, quello di tornare a parlare di una qualche forma di rappresentanza unitaria dei cattolici che desiderano esprimersi senza coinvolgere la Chiesa». Argomento su cui è tornato un altro ex dello Scudo Crociato, Giuseppe Fioroni, che ha difeso «il diritto» di Marcello Pera di schierarsi per il non voto: «Ormai in questo Paese chiunque esprima posizioni discordanti da quelle del sì viene tacciato ora di ingerenza e ora di oscurantismo. Sarebbe interessante sapere chi è che fornisce le patenti di uniformità. Mi auguro che si riconosca almeno al Santo Padre e ai vescovi il diritto di illuminare le coscienze su un tema come questo».
Indizi? O sono solo coincidenze? Tocca proprio a Fioroni ridimensionare lo strappo di Rutelli: «Delle avances di Bondi nun ce ne pò fregà de meno. Nessuna furbizia, su questi argomenti non si fa campagna elettorale». Chissà se è vero.
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