Tutte le regole per educare il nostro cane «Il segreto? La collaborazione reciproca»

I produttori non possono usare il nome italiano: è un marchio depositato

Eleonora Barbieri

Il rapporto fra uomo e cane è un equilibrio delicato, spesso difficile: un animale sarà ben educato se il suo proprietario è riuscito a crescerlo in modo corretto, rispettandolo e amandolo ma, allo stesso tempo, stabilendo fin dall’inizio alcune regole ben precise. Il padrone dev’essere ben informato: e proprio per questo il secondo volume de La grande enciclopedia del cane, in edicola oggi con il Giornale, è dedicato alla crescita, cura e alimentazione del quattro zampe di casa.
L’addestramento di un cucciolo comincia presto, a tre mesi, perché, più passa il tempo, più c’è il rischio che sviluppi comportamenti irrequieti. I cani più «portati» all’addestramento sono il pastore tedesco, il labrador e il golden retriever, non a caso impiegati anche da polizia, squadre di soccorso e per i non vedenti. Anche il rottweiler risponde bene all’educazione ed è molto fedele, ma il proprietario deve essere particolarmente «fermo», altrimenti rischia di lasciarsene dominare, con conseguenze anche negative. «Il segreto è instaurare un rapporto di collaborazione con l’animale: non maltrattarlo, per nessun motivo, ma far sì che il padrone sia riconosciuto come tale - spiega Enrico Paccariè, esperto comportamentista, educatore e fondatore della Squadra cinofila operativa di Anzio -. Per il cane la famiglia è come un “branco misto”, all’interno del quale c’è un leader e questo deve’essere l’uomo, non l’animale, che deve invece integrarsi, collaborando con il “capobranco”». Nessuna imposizione violenta, ma un «metodo gentile» e, allo stesso tempo, risoluto, per dare al cane punti di riferimento sicuri, anche attraverso piccoli accorgimenti quotidiani: «Una buona educazione è come una piramide: si costruisce passo dopo passo, partendo da regole che, apparentemente, possono sembrare banali ma, in realtà, sono essenziali» spiega Paccariè. Innanzitutto, «diminuire le coccole gratuite ed eliminare quelle richieste esplicitamente dal cane», perché la carezza è una conferma del potere di comando.
Fondamentale è associare l’ordine «a cuccia» a un luogo positivo e non a una punizione, ad esempio premiando il cane, che così rispetterà più volentieri il comando. Lo stesso vale per l’intimazione «seduto»: «È cruciale per instaurare un rapporto di collaborazione reciproca: quando il padrone è occupato, il cane impara a stare al suo posto, senza disturbarlo». Il quattro zampe di casa deve abituarsi a «meritarsi il pasto» e a non fare la «questua», aspettando qualche boccone mentre la famiglia è a pranzo: deve mangiare per conto suo, non insieme al «capobranco» e mai fuori dagli orari stabiliti. È bene anche evitare i «giochi di competizione» fra uomo e cane, soprattutto se coinvolgono i bambini: «Il tiro alla fune con la ciabatta è un classico ma, per il cucciolo, è una sfida, da cui deve uscire un vincitore: ed è bene che non sia il cane, perché le gerarchie vanno assolutamente rispettate».

Anche la passeggiata è un messaggio, che il proprietario non deve trascurare, perché per il cane significa «andare a caccia»: se si è svogliati o di fretta, può succedere che il cane «tiri» il padrone o cominci ad abbaiare per uscire.

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