Il carciofo ha origini molto antiche ed è apprezzato a tavola per il suo gustoso sapore e utilizzato in farmacia per le sue proprietà salutari. Quest'ortaggio sembra un fiore socchiuso e le foglie sono simili a petali, che a seconda della varietà, hanno o no le spine. Si semina in autunno e, dopo una lunga e laboriosa coltivazione, lo si raccoglie ad aprile o maggio; se, invece, rimane nel terreno, il sole e il caldo dell'estate lo fanno fiorire in agosto, le foglie si aprono e dal cuore sboccia un fiore color violetto tenero con sfumature lilla. Le «articiocche», così si chiamano in dialetto ligure i carciofi, si coltivano in molte zone della Liguria, in particolare, quelli della piana di Albenga sono i più conosciuti e distribuiti in tutta Italia. A Perinaldo, piccolo borgo nella val Crosia, ne esiste una qualità di color viola ma senza spine, chiamati «violet», importati da Napoleone Bonaparte nel 1796.
Nel resto della regione si coltivano soprattutto carciofi con le spine sull'estremità delle foglie e lungo lo stelo; a parere di molti intenditori, quelli spinosi, sono più gustosi e saporiti anche se, nel pulirli e spuntarli, cuochi e massaie rimediano dolorose punture; va detto però che sotto la prima decina di foglie, quasi sempre dure, si nasconde un «cuore» tenero e gustoso, gioia dei buon gustai, amanti del pinzimonio. Questo ortaggio lo si cucina in svariati modi: in padella alla ligure, conosciuta come «fracassâ d'articiocche» che può essere un contorno appropriato per carni bianche come il coniglio. Un altro piatto semplice è «L'imbroggiü» così chiamato in dialetto genovese, l' imbrogliata; è facile da preparare, si tagliano i carciofi a fette, poi si mescolano con le uova sbattute, si aggiunge del formaggio grana grattugiato e si continua a mescolare per amalgamare i tre componenti; l'impasto va cotto in padella ed inumidito durante la cottura con brodo vegetale, per non farlo arrostire velocemente.
Vi siete mai chiesti perché la fantasia popolare abbia chiamato «Carciofi all'inferno» questa ghiotta pietanza, sinonimia di atroci castighi? Con le foglie all'insù ritti e ordinati nella teglia, non sembrano «anime in pena» nel fuoco dell'inferno? D'altra parte dopo i dolori procurati a cuochi e massaie nello spuntarli e pulirli, anche se cuociono tra le fiamme di un forno a legna, per un'oretta a 200 gradi - pensiamo - sia il giusto scotto alle malefatte.
Fantasiosi cuochi consigliano l'aggiunta di carciofi tra le bietole della torta Pasqualina, che si può anche fare, sempre con varie sfoglie di pasta, con i soli carciofi.
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