Tutti a chiedersi chi è il "Charlie" dell’inedito di Rino Gaetano

Esce la raccolta E cantavo le canzoni con un brano mai ascoltato prima nel quale il cantautore fa un misterioso saluto

Tutti a chiedersi chi è il "Charlie" dell’inedito di Rino Gaetano

Milano - Intanto se lo chiederanno tutti: chi è questo Charlie. Dunque, esce una raccolta (l’ennesima) su Rino Gaetano, Cantavo le canzoni, e, come da copione, c’è pure l’inedito. In questo caso, è ineditissimo, nel senso che è sostanzialmente un demo tape registrato molto lo fi, come si dice oggi, cioè con una qualità audio pressoché scadente. Si intitola Ciao Charlie, da ieri è possibile ascoltarlo su corriere.it, e ha subito fatto il suo dovere: i tifosi di Rino Gaetano, che sono ancora tanti tantissimi, si sono subito chiesti chi sia questo benedetto Charlie, salutato dopo una sequela di altri ciao a Paul, John, Bob, Otis eccetera. Potrebbe essere Charlie Parker, ma è assai improbabile visto che il jazz non era proprio il mondo di Rino Gaetano. O altri, chissà chi.

In ogni caso è un piccolo mistero che si accompagna ai grandi misteri di questo artista sghembo e geniale che fu, a modo suo, il punto di rottura di un cantautorato sempre più autoreferenziale e, già allora, sempre meno fertile. Rino Gaetano, si sa, è morto quasi trent’anni fa, il 2 giugno 1981, ucciso più dalla malasanità che dall’incidente sulla Nomentana. Lo schianto contro un camion. La corsa in un ospedale. Poi in un altro. Un altro ancora. Alla fine, cinque inutili ospedali dopo, gli occhi chiusi per sempre. Avrebbe dovuto sposarsi pochi giorni dopo con una ragazza, Amelia, che aveva conosciuto prima di diventare famoso e prima ancora di scrivere quella Ballata di Renzo nella quale, mostruosamente drammaticamente, ha raccontato senza saperlo quale sarebbe stata la sua fine: «Quel giorno Renzo uscì/ andò lungo quella strada/ e una Ferrari contro lui si schiantò/ il suo assassino lo aiutò/ e Renzo allora partì verso un ospedale/ che lo curasse per guarìr/ Quando Renzo morì io ero al bar/ La strada era buia si andò al San Camillo/ e lì non l’accettarono forse per l’orario/ si pregò tutti i Santi/ ma s’andò al San Giovanni/ e lì non lo vollero per lo sciopero». E via così, per un totale di quattro ospedali. Con quel trentenne calabrese, dissacrante e dispersivo, sparì uno dei pochi in grado di entrare negli anni Ottanta senza zavorre ideologiche o manieriste.

E oggi, come nel libretto accluso alla raccolta, sono in tanti, da Fiorello a Simone Cristicchi, a spiegare perché, in fondo, lui sia ancora vitale e come basti un minuto e mezzo di canzone registrata male per farlo sentire ancora qui come se niente fosse stato.

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