Avanti, c’è posto... Non spingete mi raccomando! Nel pollaio degli antiberlusconiani dell’ultima ora si sta registrando il tutto esaurito. Il numero di cosiddetti intellettuali, baroni, notabilini che sgomitano per conquistarsi una patente di sincero democratico da sempre amico di chiunque possa essere il prossimo vincente è impressionante. A segnare la strada ci sono i soliti poteri forti, vale a dire i rappresentanti di quei grandi interessi che non hanno mai perdonato a Berlusconi di averli tenuti a bocca asciutta e che, ogni volta che il Cavaliere è in difficoltà, sperano che sia la volta buona di poter tornare alla mensa dei bei tempi andati.
In effetti il centrodestra non è mai stato abile nel comprarsi la benevolenza dei tanti baroni che costellano il nostro Paese: la presenza del pavone Berlusconi ha distolto i riflettori dagli altri galletti e la cosa non era tollerabile né per il loro ego né per i voraci portafogli da loro rappresentati. I ballottaggi delle amministrative sono quindi diventati l’occasione della vita per tentare di archiviare la stagione delle vacche magre e ritornare a fare il bello e il cattivo tempo, certi di poter condizionare il prossimo governo come sono sempre stati usi fare con ogni potere precedente il Guastafeste di Arcore.
Si spiega così questa uscita collettiva dalle tane, si spiega il ricorrere ad ogni mezzo (compreso l’inedito della modifica degli editoriali sui quotidiani), l’improvvisa loquacità antigovernativa dei vari Guido Rossi ed Emma Marcegaglia, l’attivismo dei Montezemolo e dei Profumo, lo sgomitare di grandi e piccoli notabili per apparire nelle farsesche liste pro Pisapia, di sicuro con il rammarico di vedere il proprio nome così popolanamente mischiato ad altri, certo domandandosi se nella ristampa si potrà ottenere, con un modico sovrapprezzo, una sottolineatura o almeno delle iniziali miniate, così, tanto per farsi notare meglio dai prossimi nuovi padroni. Una smania di apparire opposta a quella fatta registrare da quegli stessi piccoli e grandi notabili nelle altre liste famose, vale a dire quelle dei redditi pubblicate a suo tempo dall’indimenticato Visco, dove costoro spesso apparivano dotati di vergognosi miniredditi che, se da un lato ne giustificherebbero le simpatie per Rifondazione Comunista, dall’altro stridevano con le ville a Capalbio e gli scintillanti salotti così chic.
Al di là del discutibile spettacolo umano del solito italianino che non aspetta altro che salire sul carro del (supposto) vincitore, quello che i «poteri forti» e il codazzo di chi segue il loro tamburo non considerano è che il fatto che Berlusconi non li abbia fatti mangiare non significa che non abbiano nulla da perdere: i tagli lineari di Tremonti hanno acutizzato tanti appetiti ma hanno tenuto a galla la barca.
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