Parigi - Altro che Le Pen. In Francia il nemico del popolo, da fermare a ogni costo, è Nicolas Sarkozy. Tutti lo attaccano: la Royal, Bayrou, i candidati verdi, comunisti e trotzkisti. E, ovviamente, la stampa progressista, all’insegna del motto «Chiunque fuorché lui». L’offensiva è mirata non tanto ai programmi politici, quanto all’uomo, alla sua indole, passionale e tenace, che una parte del pubblico recepisce come aggressiva e umorale. I suoi avversari tentano di farlo passare per un uomo instabile e dunque pericoloso per il Paese. Emblematico uno degli ultimi numeri di Libération che titolava in prima pagina: «L’inquietante signor Sarkozy». Al coro si è unito lo stesso Le Pen, sebbene per ragioni opposte rispetto agli esponenti del centrosinistra: ha capito che la fermezza di Sarkozy contro la criminalità, l’immigrazione, la difesa dell’identità sta pagando in termini elettorali. E allora il leader del Fronte nazionale gioca la carta della provocazione: chiede il voto agli ebrei e insinua che il rapporto coniugale tra Nicolas e Cecilia sia di nuovo in crisi, considerata la scarsa visibilità della moglie di Sarkozy nelle ultime settimane.
Ma «Sarko» non si scompone. L’atmosfera nel suo quartier generale a Parigi continua a essere rilassata e fiduciosa. Ieri mattina è partita l’operazione «72 ore per vincere», con 25mila attivisti impegnati in un’operazione porta a porta - spettacolare e minuziosa - per convincere l’oltre 30% di elettori indecisi.
Domenica si vota per il primo turno delle presidenziali e gli ultimi sondaggi continuano a dare il leader del centrodestra saldamente in testa, con circa il 29% delle preferenze, la Royal seconda al 25%, Bayrou in rimonta al 19%, Le Pen fermo al 12-14%. Quando vanno alle urne i francesi sono imprevedibili, ma quest’anno l’incertezza sembra riguardare solo Ségolène, che rischia il sorpasso da parte del candidato dell’Udf, come, tra l’altro, dimostra un sondaggio sulle intenzioni di voto dei giovani, che a maggioranza voteranno per Sarkozy (30%) e che di poco preferiscono Bayrou alla socialista (23 a 22%).
Nelle ultime 48 ore il leader del centrodestra si è rivolto in particolare all’elettorato centrista, moltiplicando i riferimenti alle radici cristiane del Paese e rendendo più volte omaggio a Giovanni Paolo II, per la sua capacità di coniugare la fermezza dei principi e l’apertura agli altri. In extremis ha ricevuto un appoggio insperato e prestigioso, dopo quello di Simone Veil: da ieri ha il sostegno anche dell’ex presidente Valéry Giscard d’Estaing, che del partito di Bayrou è stato il fondatore. Il messaggio è chiaro: se si fidano due personaggi di questo calibro, possono fidarsi anche i francesi. Basterà per smussare l’astio?
Sarkozy ci crede, come ha dimostrato in serata chiudendo la campagna elettorale a Marsiglia, di fronte a una folla entusiasta. A chi lo critica risponde con l’ironia («Se non esistessi mi dovrebbero inventare») e con il cuore: «Sono sincero e non vi mentirò: per me nulla è più importante della parola data». In queste settimane si è imposto di non reagire agli attacchi personali e ancora una volta resiste alla tentazione, riservando soltanto un po’ di veleno per Ségolène, che non cita mai, quando biasima «la sinistra in tailleur di Chanel».
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