Quindici posti disponibili. Domande di assunzione, a ieri, centocinquanta. I maggiordomi vanno via come il pane. Parte a ottobre, nella città di Milano, il corso per maggiordomi di case private. Si preannuncia la coda, non del tight da repertorio, ma davanti all’entrata del sito che ospiterà gli esaminandi. Mestiere fascinoso, visto da seduti, in panciolle, scuotendo la campanella sul tavolo; lavoro di fatica per chi è costretto a stare in piedi, ritto, sull’attenti anche, davanti a scene di qualunque tipo, conservando l’aplomb, la discrezione, necessaria indispensabile per l’esercizio della funzione. Bei tempi quelli di Jeeves, un cognome che fa letteratura, alla voce Wodehouse, uno che si chiamava Reginald e che appariva e scompariva senza un solo fruscio, che sapeva rispondere a ogni quesito, non mutando il tono della voce e chinando appena i capo alla fine dell’illustrazione dinanzi al suo signore, Bertie. Profumo d’Inghilterra che ci porta a figure vere, in carne e oassa, Paul Burrell, valletto e maggiordomo di lady Diana con tutti gli annessi e connessi, anche un libro di storia e cronaca per raccontare chi fosse la principessa. Ma di Battista maggiordomo di zio Paperone, vogliamo parlare? Roba nostra,infantile, fumettistica, ingenua, un po’ meno dell’Ambrogio autista in livrea di una signora inquietante e inquieta a forza di strafocare cioccolatini. Cinematografia e letteratura espongono il cartello di «esaurito» sul tema, personaggi di contorno ma presenti comunque e dovunque, protagonisti imprevisti e inattesi, autori del colpo di scena finale. Insomma versioni varie dello stesso mestiere, antico e di nuovo moderno, anacronistico ma prezioso considerato il tariffario: si parte da 100 euro e si sale a 500, al giorno, please. Dunque un fidato maggiordomo può intascare anche 10mila euro mensili, vitto e alloggio compresi. Si potrebbe pensare di abbandonare l’ufficio e di traslocare in casa, altrui, muniti di guanti bianchi, abito da cerimonia e libro del galateo. Oltre a un fisico elegante, asciutto, curato insomma per ore ventiquattro, disposti e disponibili sempre, anche nelle ore notturne, in senso buono ovviamente, anche se il ruolo si presta a interpretazioni equivoche. Ma bisogna mettersi in coda dietro centocinquanta aspiranti. Il corso che si aprirà a Milano ad ottobre riguarderà esclusivamente il maggiordomo di casa, privato, quello che viene, ahimè, chiamato anche personal assistant ed è già un altro dire, un altro apparire, quasi un robot, un colf, un badante palestrato e abbronzato. Eppure c’è attesa, c’è richiesta, il mercato abbisogna di questa figura per eventi, cerimonie ma pure per l’ordinario quotidiano, la colazione pronta, fumante, il giornale stirato, la camicia con tutti i bottoni in ordine, la tovaglia senza una piega, neppure invisibile, cristalli e argenti che abbagliano, vetri e finestre linde, cani portati al giardino per deiezioni controllate, gatti pettinati a sera. Ma anche questo è un repertorio sorpassato, il valletto contemporaneo deve essere efficiente ma pratico, meno teso alla forma e più alla sostanza, pensiero e azione, pronto a intervenire laddove il suo datore di lavoro non ne abbia la perizia, la capacità, il tempo.
Poi c’è il cameriere che è una cosa diversa da lui che è il «maggiore della casa». Il totale dice, comunque, che è un mestiere per maschi. esta l’ansia che può diventare angoscia: ma se poi, come nelle migliori storie gialle o noir, l’assassino è il maggiordomo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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