Tutti i misteri del vascello fantasma

Azzerato il radar per cancellare le rotte percorse. Qualche settimana fa una cartolina anonima annunciava una barca-bomba nel mare di Sicilia

Vito Fiori

da Olbia

Alcune ricevute fiscali per una zattera e dei giubbini salvagente, bottiglie vuote di acqua minerale e scatole di prodotti alimentari acquistate in Tunisia. Scali tecnici, dunque, per il veliero fantasma ritrovato al largo di Porto Rotondo qualche giorno fa mentre stava dirigendosi, trascinato dalla corrente, verso gli scogli di Punta Volpe. Due certezze, la data degli acquisti (dopo la metà di luglio) e la sosta al porto di La Grand Motte, vicino Montpellier, in Francia. Per il resto, buio fitto. Con ipotesi più o meno fantasiose, e comunque prive di attendibilità. Perché il vero problema, per gli investigatori della Guardia di finanza e del commissariato di polizia di Olbia, è scoprire a chi appartiene - o è appartenuta - l’imbarcazione a due alberi la cui costruzione risalirebbe agli anni Cinquanta in un cantiere inglese (lo stile è tipicamente anglosassone). Ieri sono spuntati i nomi di due ex proprietari, ma la pista non sembra convincente. Finora, però, le ricerche, estese in tutto il Mediterraneo, non hanno prodotto alcun risultato.
Manca il numero di matricola, che è stato cancellato, un aspetto che complica ulteriormente la vicenda. E non aiutano nemmeno le targhe di legno con su scritto «Bel’amica», perché potrebbero essere state realizzate proprio per camuffare il veliero. Intanto, da ieri, anche il Sismi si occupa di questa misteriosa storia. Poco distante dallo specchio d’acqua in cui è stato intercettato il due alberi, c’è Villa Certosa, residenza estiva di Silvio Berlusconi, e a poche miglia c’è l’isola di Santo Stefano e la base militare statunitense. In più, ai servizi sarebbe stata segnalata (con una cartolina) la presenza di una nave bomba nel mare della Sicilia. Per il momento l’inchiesta rimane nelle mani del procuratore della Repubblica di Tempio Pausania, Valerio Cicalò, nonostante la Distrettuale antimafia di Cagliari stia seguendo attentamente l’evolversi della situazione. Il magistrato ha escluso che la «Bel’Amica» possa aver trasportato dei clandestini e che sia servita per qualche traffico di droga o di esplosivo. Ieri mattina, per il sopralluogo a bordo, sono stati utilizzati dei cani arrivati per l’occasione da Abbasanta. Piuttosto, sarà interessante scoprire i dati registrati nel sistema Gps. L’intero apparato è stato prelevato e affidato a dei tecnici. Naturalmente, non viene esclusa l’ipotesi che qualcuno possa aver manomesso l’impianto e cancellato ogni traccia dei movimenti della barca. Altri accertamenti sono stati affidati a un perito chimico che avrà il compito di analizzare il combustibile contenuto nella cisterna. Ci vorranno un paio di settimane per conoscere i risultati. È certo, invece, che il veliero fosse perfettamente efficiente e in grado di affrontare lunghi percorsi. Motori e scafo, per quanto apparentemente trascurati, sono più che a posto. E la chiglia, la conferma è sempre della mattinata di ieri, mostra che la «Bel’Amica» ha navigato per diversi giorni, se non addirittura per mesi. Ultima annotazione, il rinvenimento di indumenti femminili a bordo, di qualità abbastanza scadente. Particolare che cozza con l’importanza della barca, lussuosa e, per molti versi, raffinata ed esclusiva.
Anche sui vestiti sono state avviate delle indagini per sapere dove siano stati acquistati. Ma, a tre giorni dal ritrovamento, non c’è nulla che assomigli a una pista seria. Solo congetture e fantasie.

Nel frattempo, c’è chi sta pensando di affidare il due alberi da 22 metri agli enti che gestiscono le aree marine protette di Tavolara e dell’arcipelago maddalenino. Potrebbero utilizzarlo per le ricerche sul territorio. D’altronde, il «Bel’Amica» non può rimanere a lungo ormeggiato sulla banchina di Portisco.

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