Tutti con Leonardo, ma occhio alle trappole

La stravaganza del tifo italiano spinge ad incorniciare folle adoranti e festose (ieri Appiano ha fatto il pieno contando 500 tifosi) più per il nuovo allenatore che per la coppa Intercontinentale appena vinta e non così facile da vincere, come appunto dimostra la storia dell’Inter. Guardandola con distacco critico, potrebbe essere questa una delle ragioni per cui il calcio del campionato italiano rischia battaglie di retroguardia e vittorie internazionali solo occasionali: meglio badare agli allenatori che ai successi. A Madrid e Manchester, a Barcellona e nei club inglesi o tedeschi in genere, interessano di più il raccolto e i giocatori che lo permettono.
Dunque, partendo dal fatto che contano più coppe e giocatori e, in secondo piano, chi sta in panchina, ecco quali saranno grattacapi e dubbi ai quali andrà incontro Leonardo dal giorno della Befana in poi. Innanzitutto un calendario che richiederà subito risultati importanti: il Napoli sarà il primo avversario, squadra dei lavori in corso ma che va di corsa. Eppoi un gruppo di sfide stressanti, e a tempi stretti, per gente dai muscoli delicati: domenica 9 il Catania, a mezza settimana la coppa Italia con il Genoa, sabato 15 l’anticipo a San Siro con il Bologna, inizio del girone di ritorno, poi il recupero con il Cesena (19 gennaio), a seguire Udinese-Inter e Inter-Palermo. Fino a metà febbraio (ci saranno le sfide con Roma e Juve) nessuna possibilità di buttare punti. E il 23 febbraio la prima partita con il Bayern in Champions.
La gioiosa scampagnata di ieri dei tifosi ad Appiano potrebbe trovare nuova linfa solo se l’Inter tornerà ad essere la macchina da guerra degli ultimi due mesi del Triplete (quella di dicembre-febbraio rischiò di perdere lo scudetto). Ma, per essere tale, servirà che i medici lavorino bene e i muscoli dei giocatori concedano una tregua. Intanto gli unici due fantasisti della compagnia sono ancora al palo (Sneijder e Coutinho), Julio Cesar continua ad aver problemini fisici, Stankovic è stato preso da influenza. Alcuni giocatori hanno bisogno di adeguata messa a punto. Milito dovrà essere utilizzabile per almeno tre mesi di fila e, nel frattempo, chissà non gli torni la mira. Altrimenti quali altre scuse saranno necessarie per dimostrare che questa non è una squadra usurata nei muscoli? Chissà che Leo non finisca per comprendere i lamenti dei predecessori circa i problemi con il medico?
Leonardo potrà contare su Ranocchia, giovane, italiano (ecco la novità!), credibile, rinforzo che garantirà miglior assistenza ad una difesa demolita dall’assenza di Samuel. La retroguardia dovrà subire i restauri: troppi gol subiti nelle ultime partite. Il centrocampo cercherà solidità, soprattutto nelle prime decisive partite. Non cambiano gli uomini, subirà minime modifiche la formula. Chissà che Leonardo non chieda suggerimenti anche a Tassotti, che al Milan era più di una spalla!
L’effetto Leo pare aver rigenerato le teste dei giocatori e le voglie dei tifosi. «Leo regalaci un trofeo», campeggiava scritto sullo striscione appeso ai cancelli di Appiano. Quella è la strada: una chicca in una stagione in cui sarà doveroso classificarsi in zona Champions. Zanetti ha promesso fedeltà assoluta dallo spogliatoio. Ma il gruppo argentino e quello brasiliano compongono cuore, anima e forze contrapposte del nucleo interista. Frutto di una composta convivenza. Però più i giocatori invecchiano, peggio è per i rapporti. Leonardo dovrà usare guinzaglietto da amicone e non da domatore. Eppure tutti sanno che solo un domatore tiene a freno gli istinti nerazzurri. Sono finiti i tempi del «tutti contro Balotelli», che faceva da collante al resto della squadra.
Il problema più complesso sarà rigenerare la squadra nel fisico: l’usura dell’età e di un anno da fenomeni esiste. Solo Lucio e Eto’o hanno giocato con Benitez come giocassero con Mou o chiunque altro. Non si sono persi, a differenza di compagni forse meno dotati, non solo nella tecnica, ma anche nella forza psicologica. Gli altri? Materazzi starà zitto, finché ce la farà. Chivu, Maicon e i litiganti della stagione terranno a freno la lingua, solo se ritroveranno smalto fisico perso da tempo. In caso contrario, come capita a chiunque, faranno parlare i nervi e non la qualità calcistica.
Insomma l’Inter di oggi è un concentrato di rebus da risolvere.

Non basta allenarsi con il pallone, e dimenticare l’esercizio fisico, facendo gridare al miracolo tifosi e cronisti tifosi, per riconsegnare l’Inter all’ebbrezza del successo. Chi ha buona memoria, ricorderà di aver già visto e sentito tutto questo.

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