Ci sono voluti sedici anni e passa, ma alla fine cè riuscito. Totti ha messo daccordo tutti. Ma proprio tutti. È questa la sua impresa più grossa dellultima domenica, altro che la tripletta al povero Bari in 20 minuti. Venti minuti che hanno impressionato anche i bookmaker, per i quali il numero 10 giallorosso è dincanto diventato il favorito per la classifica dei cannonieri, e che hanno abbattuto le quote per il raggiungimento di quota 200 gol entro fine stagione e per la convocazione ai mondiali del Sudafrica. Troppa grazia.
Ora però sentite qua: «Il calciatore, forse luomo, che più e meglio sa prendersi in giro in Italia». «Se Totti avesse accettato le offerte di altri club, oggi sarebbe indiscutibilmente il trequartista più celebrato da tutti i giornali e le televisioni europee». «Francesco Totti muore e rinasce infinite volte, addirittura in un solo anno, e ogni volta è un po più forte». «Se tutte le strade portano a Roma, tutti i passaggi portano a Totti». «È vicinissimo ai gol di Baggio di cui è stato nel complesso giocatore più completo rappresentando con gli stessi risultati una parte più grande del campo». Parole e musica, badate bene, non di tifosi giallorossi appena usciti con gli occhi lustri dallOlimpico ma tratte dai giornali nazionali non specialistici che così ieri celebravano la benedetta domenica del capitano giallorosso. E, si badi, abbiamo scartato i due fogli romani, altrimenti ai peana avremmo dovuto aggiungere i «santo subito». Manon ci è piaciuto vincere facile.
Una simile messe di complimenti - inedita pur in una carriera lunga e ricca - suggella la crescita di un giocatore il cui talento è sempre stato più forte della stima di cui godeva (Roma giallorossa a parte) e finalmente assurto a unaura che lo colloca al di là del bene e del male, delle beghe di casacca e dei campanilismi di comodo. Ma, ahinoi, non è nemmeno un caso che ciò accada ora che la Roma ha finito di essere rivale scomoda per i grandi club del Nord: insomma, fin quando Totti era il leader di una squadra che contendeva lo scudetto alla Juventus (2001 e 2002), Milan (2004) e Inter (2007 e 2008) era un giocatore da celebrare per un cucchiaio, un tacco, un gol al volo, ma ancor di più da sbeffeggiare per uno sputo, per unespulsione, per un congiuntivo dribblato come un difensore. Insomma, più rimpicciolisce la Roma più ingigantisce Totti, e non è facile esserne davvero contenti.
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