Tutti sconfitti Si è persa anche la faccia

di Riccardo Signori
Le bronzee facce dei dirigenti del calcio italiano ora potrebbero prendere l’unica decisione che vale. Il presidente federale Abete presentare le dimissioni, i membri del consiglio federale farsi revocare (almeno loro) l’incarico, Andrea Agnelli uscire dall’assordante silenzio circa le coltellate di Bardonecchia e smetterla di continuare nel populismo che finora l’ha spinto solo alle sconfitte e Massimo Moratti tapparsi la bocca, per tutto quanto gli resta di vita, circa lo scudetto del 2006. Ovviamente non succederà nulla di tutto questo. Ma è certo che non c’è stato scudetto degli onesti, ognuno ha commesso errori. Quel titolo va cancellato dalla memoria, alla faccia di almanacchi e pretese. Non sappiamo cosa sia successo, quante telefonate siano girate, nel triennio prima degli scudetti revocati. Né lo sapremo mai. Abbiamo capito cosa è successo in quegli anni. Vivremo nel dubbio anche in futuro, perché il calcio nostro non perde mai il vizietto.
Il consiglio federale ha deciso di non decidere, ma ha fatto intendere il retropensiero: quello scudetto sarebbe da revocare, ma non possiamo. Qualcuno penserà: non volevano. Altri hanno sostenuto: si poteva, ma le mutande hanno tremato. Massimo Moratti ha avuto fra le mani la palla per stravincere davvero. Gli bastava sottoporsi a giudizio, rigettando la prescrizione, e farsi assolvere, lui e l’Inter, con formula piena. Poteva anche dire, con signorile sprezzo: ma tenetevi lo scudetto e non mi rompete più!
Niente di tutto questo: ha preferito difendere il suo alibi per gli anni da perdente. Andrea Agnelli è stato, e continuerà ad essere, populista. Dimenticando che il vero (vecchio) stile Juve è quello dei vincenti. E lui, finora, ha perso tutte le partite. Dal presidente federale Abete il nostro calcio non poteva attendersi niente più: il nulla decisionale. Solo parole, perlopiù fumose e che non resteranno famose. In tal senso un fuoriclasse.
Questa sentenza, strappata a cuori trepidi, rischierà di venir riesumata ad ogni Inter-Juve.

Ma se qualcosa succederà tra il pubblico, i tifosi, insomma la parte più ingenua del pallone, vorremmo il silenzio dei colpevoli e non il solito sciacquio di parole inutili. Ci resterebbe male anche Giacinto Facchetti, un gentiluomo certo ma come tutti soggetto agli errori.

Che ha commesso.

Senza scomodare gli angeli.

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