Tutti vittime di un tempo da lupi Ma i veri cattivi non sono loro

L’animale simbolo del "male" attacca un persona, ferendola leggermente. Ma avere paura del branco è sbagliato. Ecco perché

Tutti vittime di un tempo da lupi Ma i veri cattivi non sono loro

Sento già le proteste di pastori, sindaci, cacciatori e amministratori, preoccupati per il ritorno di una delle creature più straordinarie che la natura ci ha donato e che l’uomo, durante gran parte della sua ignobile storia, ha trattato come il nemico pubblico numero uno, come la belva che mangia le vecchiette e si traveste per papparsi Cappuccetto Rosso, come l’essere immondo che, nelle notti di luna piena, si trasforma nell’orribile lupo mannaro.

È successo che in Valmarecchia, precisamente a Maiano di S. Antagato, nell’entroterra riminese, un uomo è stato morsicato da un piccolo branco di lupi, riportando, per fortuna, soltanto ferite superficiali che ne hanno però consigliato il ricovero presso l’ospedale dove è stato accompagnato con un fuoristrada dei Carabinieri. Le condizioni meteorologiche della Romagna sono fra le più pesanti del paese e, proprio nell’alta Valmarecchia, è sceso oltre un metro di neve solo nelle ultime 48 ore. Dalla Protezione civile del luogo arrivano notizie preoccupate, non tanto per il manto di neve, quanto per le temperature che abbassano verticalmente il termometro. Il ghiaccio spacca tubature e fa saltare nodi elettrici, lasciando senza energia interi paesi, come Torriana.

È solo quando si verificano queste estreme condizioni ambientali e, soprattutto quando si prolungano come accade in quest’annata eccezionale, che il lupo scende dalle sue zone d’altura e dal folto dei boschi, stremato dalla fame. Incapace di trovare e inseguire efficacemente quelle che sono le sue prede naturali (cinghiali, caprioli e daini), quando riesce a trovarli si ciba di animali morti a loro volta nel gelo e quando non riesce a trovare neanche questi, si riduce a mangiare i rami di alcune piante che spuntano dal manto ghiacciato. Ma non basta ovviamente. In relazione al suo peso, il lupo è un notevole mangiatore che arriva a divorare dieci chili di carne al giorno (non per nulla si dice «avere una fame da lupo»).

Questa quantità di proteine e calorie gli serve per compiere dai trenta ai sessanta chilometri al giorno inseguendo prede che, a loro volta, sono abituate a lunghe corse nel bosco. In caso d’emergenza, come tutti i predatori, può stare alcuni giorni senza cibo, ma poi, quando si tratta di vita o di morte del gruppo, solo allora si avvicina alle greggi e ai pollai, dove il suo sensibilissimo olfatto gli rimanda l’odore di un suo atavico e acerrimo nemico, con il quale non vorrebbe mai confrontarsi: l’uomo. Il contatto fisico tra un gruppo di lupi e l’uomo è di estrema rarità, considerato anche il fatto che negli anni 70 questo canide era ridotto a circa 100 esemplari, confinati in Abruzzo e Calabria e solo una campagna severa di protezione lo ha ricondotto a popolare tutto l’Appennino e parte elle Alpi occidentali con un numero ancora esiguo, ma stimabile oggi attorno ai mille esemplari.

Dopo essere stato decimato in tutta Europa negli ultimi secoli, a causa della sua paventata attività predatoria nei confronti degli animali allevati, qualcuno si è finalmente accorto che la perdita di questo formidabile predatore, dalla gerarchia sociale straordinariamente sfaccettata e complessa, avrebbe portato, come poi è accaduto, a un incremento insostenibile di cinghiali, caprioli, daini e altre sue prede, con danni molto più severi per l’agricoltura, rispetto ai pochissimi animali domestici persi a causa della sua presenza.

Proteggere il lupo è un dovere, non solo dal punto di vista ecologico, ma anche un dovere morale. Lo abbiamo ridotto sull’orlo dell’estinzione con tutti i metodi, condannandolo a orribile morte in massa con l’uso della stricnina, credendolo una belva falsa («il lupo e l’agnello») e famelica.

Quando i grandi etologi, come Konrad Lorenz, ne hanno studiato il comportamento, è uscita la verità, quella di un animale con una spiccata socialità, che vive in gruppi dove la famiglia è il perno della vita e la falsità è solo un attributo

immeritato che l’uomo gli ha conferito. La figura del vero lupo è quella di «Two Socks» (Due Calzini) amato da Kevin Costner e rispettato dagli indiani di «Balla coi lupi», ucciso dall’ignoranza di un soldato grezzo e ubriacone.

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